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COMUNICATO STAMPA SUL “PIANO CARCERE” 15/04/2010
SUCCESSIVO ALL’INCONTRO CON IL MINISTRO ALFANO

Una delegazione del SI.DI.PE., il maggiore sindacato dei dirigenti penitenziari, rappresentata dal Segretario Nazionale, Enrico SBRIGLIA, dal Presidente, Cinzia CALANDRINO, e dall’Arch. Leonardo SCARCELLA, che cura per il SIDIPE il tema delle infrastrutture ed architettura penitenziaria, ha incontrato, nella serata del 14 aprile, il Sig. Ministro della Giustizia, On. Avv. Angelino ALFANO.
Si è parlato del “PIANO CARCERE” che il governo proporrà a breve.
Il Ministro era accompagnato dal Capo di Gabinetto, Settembrino NEBBIOSO, dal Capo del DAP, Franco IONTA,  dal Vicecapo del DAP vicario, Emilio di SOMMA.
La discussione, com’è stile del SI.DI.PE., è stata schietta, diretta, pragmatica.
            Il SI.DI.PE. ha espresso le proprie preoccupazioni ove il piano non terrà conto del particolare e difficile contesto nel quale andrà calato, rischiando altrimenti di esaltarne le problematicità e le tensioni, piuttosto che raffreddare il clima penitenziario che tenderà a surriscaldarsi, visto il sovraffollamento della popolazione detenuta e la contestuale carenza  di personale  di tutti i ruoli,destinata ad aumentare a seguito dei collocamenti a riposo.
            Il SI.DI.PE. ha suggerito una doppia e contestuale ipotesi d’intervento:
una, nell’immediato, che preveda la possibilità, per le direzioni penitenziarie, di poter disporre in tempi brevi  delle  risorse finanziarie necessarie per  “tamponare” le molteplici criticità  intervenendo esclusivamente sulle urgenze che riguardino, a distanza di 10 anni dal varo, il mancato adeguamento delle strutture alle prescrizioni previste dal regolamento penitenziario n. 230/2000: ci si riferisce, anzitutto, alla realizzazione di docce nelle stanze detentive,  di sale colloqui senza divisori, di riqualificazione degli spazi “comunitari”, di risistemazione e  manutenzione degli impianti elettrici, antincendio, idraulici e di riscaldamento, di ritinteggiatura, etc;
l’altra nell’ottica del piano carcere,  “ampliando” il patrimonio demaniale penitenziario, attraverso l’acquisizione e riqualificazione di caserme dismesse,  e la realizzazione di piattaforme galleggianti penitenziarie (si veda l’apposito approfondimento sul nuovo sito www.sidipe.it) che possono essere utilizzate in tempi certi e contenuti, evitando che si avviino lavori di ampliamento all’interno degli istituti con conseguente riduzione delle aree verdi e degli spazi destinati alle attività ricreative e trattamentali.
            Nel contempo si auspica che si proceda celermente in termini di riforme del sistema penale e processuale.
Un passo significativo, in tal senso, è costituito dal disegno di legge presentato dal Ministro Alfano riguardante la detenzione domiciliare e la sospensione del procedimento con messa alla prova (Atto Camera Deputati n. 3291) per il quale ci si augura  un iter legislativo spedito.
Ma bisognerà intervenire su talune leggi che hanno causato l’abnorme affollamento che attualmente interessa gli istituti penitenziari italiani, apportando  opportune modifiche.

Il SI.DI.PE. confida, al riguardo, nel buon senso che anima il Ministro affinché sappia tradurre in termini politici, accettabili dalla maggioranza, l’aspirazione ad una razionalizzazione e ad un  riordino del sistema penitenziario che per davvero preveda la sanzione detentiva come misura estrema, e non la più banale e solo apparentemente rassicurante risposta alle violazioni penali.
Il Piano Carcere,  a parere del SIDIPE, deve essere integrato da una innovativa e ragionevole politica della sicurezza, interagendo con politiche sociali,  intensificando il fondamentale apporto del mondo associativo del volontariato, intessendosi con la rete dei servizi sociali locali, affinché la detenzione si trasformi da “sanzione”, sostanzialmente retributiva in opportunità di effettivo reinserimento, nella ragionevole convinzione che, salvo  che per i reati gravissimi, le pene comunque termineranno e la persona ristretta di ritroverà nuovamente proiettata sul territorio.
Il PIANO CARCERI deve divenire l’occasione più importante degli ultimi 50 anni per rivedere il sistema complessivo delle strutture, riportando dignità dentro le prigioni, sia per quanto attenga l’accoglienza dei detenuti che le condizioni di lavoro del personale, il quale non può continuare ad operare all’interno di istituti che favoriscono il burnout piuttosto che offrire allo stesso un contesto rassicurante, funzionale, efficiente, sano.
Insomma, siamo favorevoli ad ogni seria strategia d’intervento che consenta al ministro pro-tempore, Alfano, di passare alla storia penitenziaria del nostro Paese come il ministro delle grandi riforme carcerarie e del miglioramento delle relative strutture recettive, piuttosto che come quello delle violente proteste dei detenuti.
Ma per conseguire questo obiettivo, sarà pure necessario che l’attuale dirigenza generale ed il Capo del DAP per davvero “sappiano leggere” lo stato attuale delle cose,  si impegnino a “guardare” dentro le carceri e negli uffici e servizi attraverso i quali è organizzato il sistema amministrativo penitenziario, si pongano come “coach” e sostegno nei riguardi dei dirigenti penitenziari a capo degli istituti e degli uffici territoriali, motivandone l’entusiasmo, evitando di assumere atteggiamenti autoreferenziali e supportando  chi opera  in prima linea, con adeguate risorse umane e finanziarie, per una  effettiva, realmente condivisa, lettura dell’art. 27, comma 3° della Costituzione, secondo il quale le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato.
Non è una questione “semantica”, ma il senso profondo di una missione istituzionale alla quale aderiamo con convinzione e verso la quale non intendiamo assolutamente rinunciare, per fare VERA E DURATURA SICUREZZA.

Il Segretario Nazionale
Dr. Enrico SBRIGLIA

 

 

 

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