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COMUNICATO ALLE COLLEGHE ED AI COLLEGHI ISCRITTI | 01/07/2011 |
“LE RAGIONI DEL RIFIUTO DEL SI.DI.PE. ALL’INCONTRO RICHIESTO DAL CAPO DEL DAP PER IL 5 LUGLIO 2011” |
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Unitariamente alle altre sigle della dirigenza penitenziaria di diritto pubblico, abbiamo declinato l’invito ad un incontro, il 5 luglio p.v., che ci era stato chiesto dal Pres. IONTA, avente come oggetto: “Le condizioni di lavoro dei dirigenti penitenziari: attualità e prospettive”. Siamo, perciò, tenuti a spiegarne le ragioni ai nostri iscritti, ricordando che il SI.DI.PE., proprio per la sua maggiore consistenza numerica tra i dirigenti penitenziari, ha l’onere di doversi assumere le responsabilità che gli derivano in circostanze come quella descritta. a) Anzitutto apparirebbe incomprensibile che proprio nella giornata precedente la manifestazione unitaria delle OO.SS. della dirigenza penitenziaria di diritto pubblico, indetta per il mattino del 6 luglio, nei pressi della sede del Ministero della Pubblica Amministrazione ed innovazione, in Corso Vittorio Emanuele II, Palazzo Vidoni, prova di un forte dissenso verso la Parte Pubblica in senso ampio (comprensiva sia di quella del board amministrativo centrale che della componente politico-governativa), si vada ad un incontro “fuori tempo massimo”, avendo con congruo anticipo reso nota la nostra decisione di avviare una protesta ove non vi fossero stati concreti atti di “raffreddamento” del conflitto. Non è corretto, infatti, che la Parte Pubblica porti al massimo della esasperazione la criticità, quasi mettendoci alla prova, e poi voglia “dialogare”; non percepiamo in tali posture pubbliche la lealtà e la comprensione che pure meriteremmo. Sono sei anni che la Parte Pubblica mostra assoluta indifferenza, se non addirittura contrarietà, sovrapponendosi così alla volontà parlamentare, verso la puntuale attuazione della legge 154/2005 e del D.lgs. n. 63/2006, che perfettamente descrivono le modalità, le garanzie e le procedure finalizzate alla ragionevole regolamentazione del ruolo dei dirigenti penitenziari di diritto pubblico. Al Contrario, si continuano a gestire sia i rapporti sindacali che la stessa amministrazione penitenziaria con modalità opache, finanche percepite come lesive della dignità dei dirigenti predetti. Da qui il nostro civile dissenso verso la Parte Pubblica, comprensiva degli interlocutori politici, che per quasi ben sei anni ha mostrato indifferenza verso i direttori d’istituto e di uepe e, in verità, anche disatteso le aspettative di un miglioramento delle condizioni di lavoro del mondo dell’esecuzione penale nel suo articolato complesso. b) La nota unitaria del 31 maggio, la quale ha dato la stura alla richiesta d’incontro del Capo del DAP, era indirizzata alla persona del Ministro della Giustizia e, per conoscenza, alle autorità politiche che, ai sensi dell’art. 21 del D.lgs. n. 63/2006, sono tenute ad assumere le pertinenti iniziative finalizzate all’apertura del procedimento negoziale, relativo alla stipula del contratto collettivo nazionale di lavoro della dirigenza penitenziaria di diritto pubblico. Si era preferito che la richiesta fosse indirizzata agli organi politici anche a motivo della percezione dell’indifferenza registrata nei confronti delle OO.SS. della dirigenza penitenziaria da parte di quanti, ai massimi livelli amministrativi, si sono avvicendati al DAP negli ultimi 5 anni e che continuano ad occupare posti di grande responsabilità, nonché per l’assenza di concrete visibili iniziative precedenti alla intempestiva convocazione del 5 luglio, sottolineando come non si fosse favorito il proficuo dialogo il quale ben potrà riprendersi a fronte di condotte positive e provvedimenti reali, più volte da noi invocati, e che trovano il loro fondamento esclusivamente nelle norme, non chiediamo infatti “piaceri”. Se è per davvero intenzione del Capo del DAP incontrarci, al fine di ricostruire le fila di un dialogo mancante, rasserenando il clima del confronto, e pur limitandosi nei margini della sua competenza, allo stato attinenti ai provvedimenti extra-contrattuali, diversi dei quali proprio dal medesimo unilateralmente ispirati, senza avere ritenuto necessario il confronto con le OO.SS., per quanto attenessero a materie che incidono pesantemente sulle dinamiche del lavoro, sul clima lavorativo e sulle aspettative del personale dirigente, è il caso che mostri di sostenere con convinzione, disponendo, senza ulteriori ritardi, il perfezionamento dei relativi e conseguenti atti, la concreta e puntuale attuazione dell’art. 28 del D.lgs. n. 63/2006 a favore di tutto il personale dirigente interessato. L’art. 28, “clausola di salvaguardia” per la ricostruzione delle carriere dei dirigenti penitenziari, non può essere confuso con la dinamica degli aumenti stipendiali che derivano dal rinnovo dei CCNL e per i quali è stato deciso un discutibile “fermo finanziario”, bensì attiene ad una fase autonoma che li precede. Assicuri l’effettivo pagamento delle ore di lavoro straordinario dei dirigenti penitenziari, costretti ad operare contemporaneamente in diverse e spesso distanti realtà territoriali ed uffici. Metta a disposizione degli stessi le risorse minime necessarie per la gestione ordinaria degli uffici e degli istituti (questi ultimi sempre più indecorosi ed insicuri), piuttosto che lasciarli ogni giorno in mezzo a bufere amministrative: direttori “ultimi” di fronte alla rabbia dei detenuti, alle proteste delle loro famiglie, dell’opinione pubblica, del restante personale, etc.. Azzeri la teoria di commissioni attualmente costituite, cercando almeno prima il confronto con le OO.SS. Riporti allo stato precedente, riassegnandoli negli uffici e nelle direzioni di provenienza, i diversi dirigenti penitenziari di diritto pubblico che, senza interpelli, senza regole alcune, senza che vi fosse uno scrutinio tra gli stessi, leggibile e trasparente, si sono visti assegnati degli incarichi presso il DAP ed i PRAP, sulla scorta di criteri che non è dato di conoscere, rendendo in tal modo ulteriormente opaca e debole l’azione amministrativa. Si opponga alla scandalosa pratica di vedere collocati fuori ruolo al DAP numerosi magistrati sottratti dai luoghi di giustizia, mentre i dirigenti di diritto pubblico possono risultare addirittura privi d’incarico, ipotizzandosi in tal modo anche il rischio di un sostanziale danno erariale. c) Si bandiscano i concorsi per consigliere penitenziario, visto che ogni anno sono numerosi i colleghi che vanno in quiescenza mentre per alcuni, che ormai da decenni hanno dimenticato come sia cambiato il carcere ed il sistema dell’esecuzione penale, e che non vedranno gli effetti che sullo stesso saranno prodotti dalle “Commissioni del Vuoto Penitenziario” di cui sono componenti (forse allo scopo di insistere, paventando la loro indispensabilità, per un rinnovo di proroghe degli incarichi oltre l’età pensionabile, sottraendo così ulteriori risorse finanziarie ed umane al sistema penitenziario, costituiscono un blocco di spesa per nuove assunzioni), non pagando anche in tali circostanze “pegno”. Come si vede, tutto ciò prescinde da un contratto collettivo nazionale di lavoro, si tratta semplicemente di porre in essere un’azione amministrativa che, nel rispetto delle norme, mostri di considerare il lavoro ed il sacrificio quotidiano dei direttori d’istituto e di uepe. Così intervenendo, il Capo del DAP farebbe riacquistare credibilità alla parte pubblica, consentendo che si vada al tavolo negoziale con una serenità oggi obiettivamente mancante. In caso contrario, davvero non si comprenderebbe di che cosa si voglia discutere e gli incontri rischierebbero di apparire finalizzati a prendere tempo (ovvero perderlo), spostando in avanti, e semmai con altri interlocutori, il momento delle soluzioni che già, e da anni, avrebbero dovuto trovare concreta e ragionevole pianificazione e realizzazione. Ponendo le azioni che suggeriamo, davvero risulterà gradito il rinnovo ad un comprensibile incontro sindacale con tutte le sigle firmatarie dello stato di agitazione già proclamato. d) Con lo stesso spirito di lealtà e trasparenza, facciamo presente che laddove si stesse ipotizzando da parte di alcuni l’avvio di un tavolo contrattuale senza risorse finanziarie, finalizzato alla definizione della sola “parte normativa”, sin da adesso intendiamo chiarire che il sindacato non potrà mai essere disponibile ad uno sciagurato accordo che sancisca oneri a carico dei dirigenti penitenziari senza riconoscimento giuridico ed economico degli stessi, perché queste sono le regole contrattuali generali in uno Stato che voglia continuare ad essere di diritto. Questa è la posizione del SI.DI.PE. e su questo orientamento si confida che anche le altre OO.SS. possano ancor di più riconoscersi, onde rendere incisiva l’azione di tutela della categoria e non soltanto di essa. 1° luglio 2011 Il Segretario Nazionale Dr. Enrico SBRIGLIA
Il Presidente Dr.ssa Cinzia CALANDRINO
Il Segretario Nazionale Vicario Dr. Rosario TORTORELLA
Il Segretario Nazionale Aggiunto Dr. Francesco D’ANSELMO |
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