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Comunicato Sindacale - Operazione Pressing 03/08/2011
PER LE COLLEGHE ED I COLLEGHI ISCRITTI AL SI.DI.PE. “PRESSING”
(PARLIAMOCI CHIARO: PER RAGGIUNGERE I RISULTATI CHE AUSPICHIAMO DOBBIAMO ANCOR DI PIU’ INTENSIFICARE IL NOSTRO IMPEGNO PROFESSIONALE)

Come segreteria nazionale e presidenza del SI.DI.PE., desideriamo esprimere alcune considerazioni su quanto ci ha visti impegnati in questo trascorso, storico, luglio 2011.

Anzitutto la manifestazione di denuncia dello stato della dirigenza penitenziaria e del sistema dell’esecuzione penale del 6 scorso, a Roma, dove, insieme a tantissimi colleghi, il SI.DI.PE. era particolarmente presente all’evento, rilevando come i nostri iscritti (che erano davvero numerosissimi nonostante il caldo estivo) mostrassero di partecipare attivamente, anima e corpo, alla protesta. Al riguardo piace sottolineare il riconoscimento del sindacato soprattutto nei riguardi delle colleghe le quali, sfidando le mille maggiori problematicità che le investono, come mogli e madri, ancorché dirigenti penitenziarie, hanno trasmesso una fortissima carica di entusiasmo per la buona riuscita della civile rappresentazione della nostra indignazione. Tra l’altro la manifestazione ha avuto il plauso e la solidarietà di tutto il mondo dell’esecuzione penale, sia nella componente “professionale” statuale (polizia penitenziaria, educatori, assistenti sociali, funzionari amministrativi e contabili,  ingegneri, architetti, geometri, comunicatori, etc.), che dei colleghi della dirigenza contrattualizzata e di quanti, pure appartenenti al mondo delle professioni, quali ad esempio gli psicologi, continuano a nutrire fiducia verso il sistema penitenziario, nonostante che il loro rapporto di collaborazione con l’amministrazione risulti costantemente mutilato a causa di risorse sempre inadeguate, infine significativa è stata la presenza di rappresentanti politici e del mondo del volontariato.

Poi v’è stato l’incontro con il Capo del DAP del 26 luglio: ulteriore occasione per un confronto dove è apparso percepirsi un modo nuovo di porsi da parte dell’amm.ne: minore rappresentazione di una fastidiosa sicumera proveniente dalla stessa e una maggiore disponibilità al confronto; ciò ha consentito di determinare un clima complessivo di maggior fiducia, seppure accompagnata da una non sopita prudenza da parte nostra, inducendoci a ritenere che forse si stia cominciando, nei “piani alti”, a comprendere come la dirigenza penitenziaria possa e debba costituire un valore aggiunto, uno strumento strategico, una opportunità se per davvero si intendano cambiare, e per il meglio, le cose, nonostante che il Paese stia vivendo uno dei momenti più difficili della propria storia recente.

Successivamente, il 28 luglio, v’è stata, a Palazzo Vidoni, l’apertura del primo tavolo contrattuale della dirigenza penitenziaria pubblica, ed anche in tale occasione si è percepito un clima dialogico favorevole, positivo, costruttivo.

Infine il 29 luglio, il Segretario Nazionale del SI.DI.PE. ha avuto l’onore d’intervenire al Convegno organizzato dalla Presidenza del Senato e dal Partito Radicale, al quale ha preso parte anche il Capo dello Stato, Presidente Giorgio NAPOLITANO, e dove erano presenti le più importanti autorità giudiziarie e della società civile, avente come tema il mondo della giustizia e dell’esecuzione penale. La relazione del segretario del SI.DI.PE. è stata apprezzata dallo speciale uditorio (di autorità politiche, amministrative, giudiziarie, del terzo settore, etc.,) perché sono stati affrontati i temi dell’esecuzione penale con la competenza e l’esperienza dei dirigenti penitenziari che questi i problemi conoscono realmente, dimostrando di avere anche soluzioni praticabili se si esce dalla logica dei luoghi comuni e delle ideologie, per guardare invece alla funzionalità reale del sistema, ai diritti ed alla dignità delle persone, che siano dipendenti o detenute.

Nell’occasione, abbiamo sentito da parte delle altre OO.SS. presenti degli interventi perfettamente condivisibili da parte nostra, così che, ancora una volta, si è percepito un clima costruttivo, di reale impegno ed attenzione verso il mondo dell’esecuzione penale, che ci spinge a ritenere che per davvero qualcosa, ed in meglio, sia cambiato.

            La stessa circostanza che si stia sostanzialmente intervenendo in modo unitario tra tutte le sigle sindacali e che noi si intervenga, insieme agli amici della FNS-Cisl presso la Funzione Pubblica, senza riserve mentali, essendo un interesse comune quello di lavorare congiuntamente, piuttosto che disgregare le forze, ci lascia bene sperare.

            Tuttavia non possiamo di certo accontentarci di quanto sembra stia avvenendo, e non perché non si considerino positivamente i fatti descritti ma a ragione dell’indignazione che abbiamo accumulato in questi anni di indifferenza nei confronti della categoria, la quale non potrà essere cancellata se non prima di avere constatato, con prove alla mano, un effettivo cambio di rotta verso la valorizzazione della dirigenza penitenziaria.

Dobbiamo , allora, continuare a fare “pressing” verso le istituzioni, la politica, l’opinione pubblica, però, nel contempo, dobbiamo persistere ad operare con lo straordinario impegno che ci contraddistingue quotidianamente, il quale costituisce l’unico strumento per veicolare una immagine sostanziale “alta” della missione istituzionale che siamo chiamati ad esercitare.

Essere dirigenti ci impone uno stile di condotte professionali che vanno rafforzate e migliorate giorno dopo giorno e che non possono prescindere da un costante richiamo ai principi di legalità nel nostro agire, nonostante si sia noi i primi a subirne l’assenza di sistema e nel sistema.

Molte carceri, sappiamo, sono in condizioni vergognose per la oggettiva mancanza di risorse umane e finanziarie e queste difficili situazioni di lavoro, difficili per tutti, rischiano di scatenare conflitti palesi ed intercategoriali: noi dirigenti penitenziari non ci tireremo indietro e continueremo a ricercare soluzioni, anche originali, perché negli operatori non subentri  la rassegnazione e la terribile logica del vivere alla giornata; continueremo a stimolare lo spirito d’iniziativa degli stessi, a farne quel valore aggiunto, umano e professionale, che ci consente di rendere le nostre carceri più dignitose e perciò davvero sicure.

            Questo è il modus operandi del dirigente penitenziario e questo dovrà continuare ad essere oggi più di ieri, proprio per le difficoltà che stiamo vivendo, affinché a nessuno sia data l’occasione di appannare il costante ed enorme sacrificio che ciascuno di noi diuturnamente profonde negli istituti penitenziari e negli uffici di esecuzione penale esterna, al fine di garantire il loro funzionamento ed i diritti di tutti, detenuti e personale.

Il contratto che noi immaginiamo come SI.DI.PE., e per il quale faremo le nostre proposte che speriamo di condividere con tutti i diversi attori sindacali, non potrà per noi essere semplicemente l’insieme delle rivendicazioni e la risposta economica alle stesse, ma il modo, lo stile, il senso deontologico di cui rivestiamo la nostra funzione di alta rilevanza pubblica.

Ebbene chiarire queste cose, perché altrimenti si partirebbe col piede sbagliato ed i Vostri suggerimenti, al riguardo, saranno preziosissimi.

Le enormi responsabilità che la funzione determina, l’impegno straordinario non paragonabile a quello di altri dirigenti pubblici, dall’orario di lavoro al continuo “contatto” con il carcere, anche attraverso gli strumenti informatici ed il telefono, le conseguenti limitazioni della propria vita privata e le rinunce della propria famiglia a causa della nostra “missione”, non sono cose indifferenti per il buon funzionamento di un istituto carcerario e devono trovare giusto compenso !

Favorire, in totale trasparenza, i processi di mobilità ed orientare verso gli istituti penitenziari e gli uffici dell’esecuzione penale esterna i dirigenti più motivati deve anche tradursi in forme di oggettivo riconoscimento economico e giuridico ai fini di carriera.

Parafrasando altri mondi professionali, alcune indennità che noi speriamo di poter incrementare e suggerire, devono per forza trovare quali destinatari i dirigenti  “imbarcati” negli penitenziari piuttosto che quanti, dello stato maggiore, operano a terra…, così come non potrà non tenersi conto dei rischi professionali e delle difficoltà ambientali e più evidenti che emergono in alcune realtà del territorio nazionale, sia per quanto attiene la presenza di speciali criminalità che per il disagio che nelle stesse si rileva (Sicilia, Campania, Puglia, Calabria, alcune realtà del Nord-Est, la Sardegna e la Toscana per le rilevantissime carenze d’organico dirigenziale e non solo quello…) e che sono perfettamente riconosciute e compensate per i magistrati che operano in quelle medesime aree.

Ciò evidentemente non dovrà significare che siano disconosciuti i meriti e le capacità di quanti svolgano funzioni non direttamente “operative”, a contatto con la popolazione ristretta, ma il core-business del nostro lavoro è dove stanno le persone detenute e le loro problematicità, dove si gestiscono gli appartenenti al Corpo e le altre professionalità “operative”, e non il contrario.

Siamo convinti che i dirigenti penitenziari siano tra i migliori funzionari che lo Stato annoveri, d’altronde non potrebbe essere diversamente se  poche centinaia di dirigenti, scarsi 400, governano un sistema di oltre 68 mila detenuti, 39 mila appartenenti al corpo e diverse migliaia di altri dipendenti, molti dei quali con speciali qualifiche professionali.

Ma tutto questo deve essere il più possibile visibile e perciò tutti insieme dobbiamo cercare di dare maggiore riconoscibilità  alla nostra azione.

Per questo confidiamo che anche attraverso un ulteriore sforzo d’impegno saprete, sapremo, aiutare il SI.DI.PE. affinché sia posto nelle condizioni di chiedere il meglio possibile per la categoria, ma anche per fare la migliore e civile sicurezza a favore dei cittadini.

Allo scopo, la Presidenza del Si.Di.Pe., i colleghi della Segreteria Nazionale, il Direttivo ed i Coordinatori Regionali ove presenti, stanno lavorando senza sosta e con enormi sacrifici, personali e familiari, per cercare di raggiungere i risultati migliori che i dirigenti penitenziari meritano.

Tutti Noi, dirigenti sindacali, lo facciamo mantenendo la responsabilità degli uffici di cui siamo titolari e, come potete immaginare, non è facile. Ci dà, però, una grande forza la Vostra solidarietà e la Vostra vicinanza: grazie per le parole d’apprezzamento che ci rivolgete, esse sono gli energizzanti della nostra azione. Continuate a confortarci ed invitate i colleghi ancora restii di sostenerci anch’essi, iscrivendosi alla nostra Organizzazione.

Un abbraccio,

 

Il Segretario Nazionale

Dr. Enrico SBRIGLIA

 

Il Presidente

Dr.ssa Cinzia CALANDRINO

 

Il Segretario Nazionale Vicario

Dr. Rosario TORTORELLA

 

Il Segretario Nazionale Aggiunto

Dr. Francesco D’ANSELMO


 

 

 

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rassegna stampa su www.studiocataldi.it