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Prot. n.86/T/2013.7 del 25 gennaio 2013 - I Saluti del Si.Di.Pe. ai Colleghi Francesco Cacciola e Giuseppe Donato - dirigenti penitenziari del Consiglio Direttivo del Si.Di.Pe. ed a tutti gli altri dirigenti penitenziari andati in pensione nel 2012. 25/01/2013
Alle Colleghe ed ai Colleghi, Dirigenti penitenziari di Istituto Penitenziario e di Esecuzione Penale Esterna LORO SEDI
Cari Colleghe e Colleghi,
insieme a Voi desidero rivolgere il saluto del Si.Di.Pe., affettuoso e partecipato, ai nostri colleghi e amici del Consiglio Direttivo del Si.Di.Pe. Francesco Cacciola e Giuseppe Donato (anzi Pino, come lo chiamiamo di solito), i quali da poco hanno lasciato l’Amministrazione Penitenziaria e, in particolare, il loro posto, rispettivamente, di Direttore della Casa Circondariale di Ferrara e della Casa Circondariale di Terni.
Andare “in pensione” certo sarà per loro occasione per recuperare il tempo perduto per quegli interessi altri, rispetto a quelli professionali, che la loro sensibilità gli ha consentito di avere ma che il tempo dell’impegno lavorativo non gli ha permesso di coltivare sino ad oggi come avrebbero desiderato.
A noi sembra impossibile, eppure anche Loro sono arrivati alla pensione con una rapidità che ci sorprende.
E’ davvero un peccato che l’Amministrazione abbia perso queste professionalità, di certo la loro preziosa esperienza di servitori dello Stato sarebbe stata utile ed essi avrebbero potuto, magari, tramandarla alle nuove leve di dirigenti penitenziari che, ci auguriamo, si vorrà quantomeno programmare di introdurre tra le fila della carriera dirigenziale penitenziaria, visto che l’ultimo concorso risale al 1997 e progressivamente tali fila si stanno riducendo senza possibilità che i più anziani possano trasferire a giovani dirigenti il know-how maturato in questa nostra delicata, difficile ma entusiasmante professione.
Penso alle riunioni del Consiglio Direttivo con loro, risento le loro proposte e le loro idee, ritrovo in questi recenti ricordi la loro passione per il nostro lavoro, una passione che davvero ci segue sempre, in ogni momento della nostra vita.
Grazie Francesco, grazie Giuseppe, anzi Pino, un grazie che voglio estendere a tutti i colleghi che stanno lasciando o hanno già lasciato nel 2012 l’Amministrazione, e tra questi ultimi saluto in particolare Claudia Greco, Mario Mascolo e Antonina Tuscano Monorchio, affettuosamente legate al Si.Di.Pe..
Sono certo che tutti hanno lasciato o stanno lasciando questa nostra professione con il dispiacere di vedere una situazione gravissima ma con l’orgoglio di aver fatto di tutto per far fronte ad un’emergenza penitenziaria mai vista prima, per cercare di gestire al meglio il poco che esiste, per cercare di dare dignità alla detenzione delle persone affidate alle disperate carceri italiane, senza risorse umane, finanziarie e strumentali, e con responsabilità enormi in capo ai direttori.
Il momento che viviamo è davvero difficile, sino ad oggi è mancata una reale politica strategica sulla giustizia e sull’esecuzione penale, è stata quasi del tutto assente una visione politica e di lungo respiro.
Per questa ragione il Si.Di.Pe. ha richiamato la politica alla riflessione proponendo di adottare la sua “Agenda per l’Emergenza Penitenziaria”, un’agenda di cose che, a prescindere da un provvedimento di clemenza, possono essere realizzate a cura dei prossimi nuovi Parlamento e Governo per risolvere realmente i gravi problemi penitenziari, a favore di un sistema penitenziario che sia coerente con i principi internazionali e costituzionali di rispetto della dignità della persona detenuta e della finalità rieducativa della pena.
Purtroppo, dobbiamo dirlo, nelle carceri italiane è costipata un’umanità dolente che il personale penitenziario deve gestire in solitudine e, per questo, si sente abbandonato.
Purtroppo il falso concetto di “certezza della pena”, che fa coincidere quest’ultima con il carcere, ha portato nel tempo ad un'ipertrofia del diritto penale ed a una congestione del sistema penitenziario, che si è così ripiegato esclusivamente sul carcere, unica pena ritenuta utile alla sicurezza, dimenticando che la sicurezza si costruisce anche in altro modo, perché nel carcere non si sta in eterno, non in tutti i casi comunque, perché dopo la detenzione c'é la libertà e laddove nulla sia migliorato dentro tutto sarà peggiore fuori e genererà nuova e maggiore insicurezza e sempre altro carcere.
C’è stato negli anni un progressivo vero e proprio arretramento dei diritti di tutti, quelli delle persone detenute ma anche quelli del personale.
Le grandi riforme del passato non solo non sono state concretizzate appieno ma addirittura si sono bloccate, comprese quelle che riguardano il personale, senza distinzione alcuna: l’acme negativo è stato raggiunto per la dirigenza penitenziaria il cui ordinamento, voluto dalla legge n.154/2005 e disegnato dal D.Lgs. n.63/2006 non è stato mai attuato effettivamente se non al ribasso e, comunque, solo per ciò che attiene i doveri mentre, invece, sono stati disapplicati tutti i diritti della riforma se non, addirittura, violati.
Mi riferisco, in particolare, alla mancata stipula del primo contratto per il personale della carriera dirigenziale penitenziaria dopo ben sette anni dalla riforma ed alla negazione della ricostruzione di carriera ex art.28 D.Lgs. n.63/2006.
Francesco, Pino, e tutti i colleghi, dirigenti penitenziari di istituto penitenziario e di esecuzione penale esterna, andati in pensione, hanno vissuto tutto questo con l’orgoglio, la dignità e l’impegno di chi era consapevole che dal loro operato dipendeva un carcere più umano e rispettoso della dignità delle persone ed anche uno Stato più autorevole.
Grazie Francesco, grazie Pino, per il vostro impegno per la categoria nel nostro grande Si.Di.Pe., il sindacato che da sempre raccoglie il maggior numero dei dirigenti penitenziari, e grazie a tutti i dirigenti penitenziari, di istituto penitenziario e di esecuzione penale esterna andati in pensione, per avere mostrato ogni giorno come i Dirigenti Penitenziari siano i primi garanti dei principi di legalità nell’esecuzione penale, essendo armonizzatori delle esigenze di sicurezza e di quelle trattamentali, in quella complessa e difficile realtà che è il mondo dell’esecuzione penale, dentro e fuori dal carcere, un mondo che ha bisogno di competenza e di sensibilità come le Vostre per dare sicurezza alla collettività ma anche speranza di riscatto sociale a chi, privato della libertà personale, vuole davvero ricominciare dopo aver pagato il proprio debito con la giustizia e la società .

Il Segretario Nazionale
Rosario Tortorella

IL PRESIDENTE
Dott.ssa Cinzia CALANDRINO

IL SEGRETARIO NAZIONALE VICARIO
Dott. Francesco D’ANSELMO

Il SEGRETARIO NAZIONALE AGGIUNTO
Dott. Nicola PETRUZZELLI


 

 

 

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