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COMUNICATO STAMPA - Prot. n.111/T/2013.32 del 17 marzo 2013 17/03/2013
Gli Auguri del Si.Di.Pe. a Papa Francesco
“Abemus Papam Franciscum”, la fumata bianca è arrivata alle 19.06 del 13 marzo. Il Si.Di.Pe. (Sindacato Direttori Penitenziari), che raccoglie il maggior numero dei dirigenti penitenziari, porge il proprio saluto al nuovo Papa e gli augura di avere sempre quella forza che è necessaria al governo della Chiesa, all’aiuto dei più bisognosi ed al sostegno di coloro che spendono la loro vita per il bene comune. Il nuovo Pontefice ha scelto il nome di Francesco, che è l’icona della povertà, ed è noto che egli a Buenos Aires ha aperto il palazzo vescovile ai poveri e si è fatto loro vicino. La stessa scelta del nome, come ha osservato qualcuno, vale più di un programma.  Papa Francesco è nato Jorge Mario Bergoglio, a Buenos Aires il 17 dicembre 1936, ed è il 266º vescovo di Roma e Papa della Chiesa cattolica. Di nazionalità argentina e appartenente ai chierici regolari della Compagnia di Gesù, è il Papa dei primati: è il primo pontefice di questo ordine religioso eletto al soglio di Pietro, il primo proveniente dal continente americano, il primo Papa dopo undici secoli ad adottare un nome mai impiegato da un predecessore, il primo Pontefice extraeuropeo dai tempi di Gregorio III, che fu papa nell'VIII secolo, ed il primo vescovo di Roma appartenente a un ordine religioso dal 1846. Un Papa semplice e che per questo pare già straordinario. Un Pontefice che, come lui stesso ha detto,  i suoi fratelli cardinali del Conclave hanno preso “dalla fine del mondo”, l’Argentina, dove è stato  capo della Conferenza episcopale dell'Argentina dal 2005 al 2011 e dove ha vissuto il dramma di un paese oppresso dalla terribile dittatura militare, dal 1976 al 1983, quando egli era Provinciale dei Gesuiti argentini e si è adoperato per salvare molte persone dalle torture. Di lui si raccontano i numerosi interventi in difesa della famiglia e a favore dei poveri, specie durante e dopo la grave crisi economica che ha colpito l'Argentina nel 2001.  Un Papa che viveva umilmente. A Buenos Aires conduceva una vita austera, si spostava  preferibilmente con i mezzi pubblici e viveva in un appartamento modesto. Spesso confessava in cattedrale, come un sacerdote qualunque. Qualcuno racconta che quando fu nominato cardinale molti compatrioti organizzarono raccolte fondi per raggiungere Roma in aereo, ma che egli chiese loro di restare in Argentina e di distribuire i soldi raccolti ai poveri. Descritto come restio ad accettare ruoli curiali e contrario al lusso ed agli sprechi, ci ha subito sorpresi. Il giorno della sua elezione dal loggione di San Pietro si è mostrato vestito di bianco, senza indossare la mozzetta rossa, la tipica mantellina papale che pure era stata preparata. Ha tenuto la stola sulle spalle solo per il tempo della benedizione e poi l'ha subito tolta. Semplice è stato anche il suo congedo, si è presentato come vescovo di Roma e ha detto: “Fratelli e sorelle, vi lascio, grazie tante dell’accoglienza, pregate per me e a presto, ci vediamo presto” ed a tutti ha augurato, semplicemente, “Buona notte, e buon riposo”.  Il  suo buonasera ci ha subito ricordato il buonanotte di Benedetto XVI ed il buonanotte nel “discorso alla luna” di Papa Giovanni XXIII. Il suo invito a camminare insieme, vescovo e popolo, dice di una sua concezione evangelica della Chiesa, fatta di carità e di condivisione, come dimostra il fatto che il suo primo atto è stata la preghiera comune e l’invocazione su di lui della benedizione di Dio, prima che egli benedicesse i fedeli. Una persona umile Papa Francesco, per questo confidiamo che saprà essere sensibile alle questioni sociali e, in tal senso, anche a quelle penitenziarie, dando ulteriore slancio alle parole che il 18 dicembre 2011 Papa Benedetto XVI ha pronunciato in occasione della Visita Pastorale alla Casa Circondariale Nuovo Complesso di Rebibbia, quando ha affermato che il sistema di detenzione “ruota intorno a due capisaldi, entrambi importanti: da un lato tutelare la società da eventuali minacce, dall'altro reintegrare chi ha sbagliato senza calpestarne la dignità ed escluderlo dalla vita sociale. Entrambi questi aspetti hanno la loro rilevanza e sono protesi a non creare quell'abisso tra la realtà carceraria reale e quella pensata dalla legge, che prevede come elemento fondamentale la funzione rieducatrice della pena e il rispetto dei diritti e della dignità delle persone”.  Chiediamo, allora, a Papa Francesco di benedire il lavoro dei dirigenti penitenziari e quello di tutti gli operatori penitenziari, che vogliono, auspicano e si impegnano quotidianamente, pur tra mille difficoltà e scarsissime risorse, per un sistema penitenziario che sia coerente con i principi internazionali e costituzionali di rispetto della dignità della persona detenuta e della finalità rieducativa della pena, in questo momento difficilissimo di emergenza penitenziaria.    A Papa Francesco il Si.Di.Pe., e certo tutti i dirigenti penitenziari, formula i migliori auguri, con la certezza che saprà guardare anche al mondo delle carceri con quell’attenzione e quella profondità che solo la semplicità di un amore puro verso l’umanità può dare.

Il Segretario Nazionale
Rosario Tortorella

PRESIDENTE
Cinzia CALANDRINO
 
SEGRETARIO NAZIONALE VICARIO
Francesco D’ANSELMO
 
SEGRETARIO NAZIONALE AGGIUNTO
Nicola PETRUZZELLI 



 

 

 

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