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COMUNICATO STAMPA - Prot. n.115/T/2013.36 del 26 marzo 2013 26/03/2013
Il Si.Di.Pe. vicino a Pannella: 5 giorni di nonviolenza e di digiuno per arrivare al cuore dello Stato, per promuovere la Legalità, la Giustizia ed i Diritti Umani.
Il Si.Di.Pe. (Sindacato Direttori Penitenziari), sindacato che raccoglie il maggior numero dei dirigenti penitenziari, ripete da anni che quella delle carceri è una situazione insostenibile. La pesante sentenza di condanna, la n.007 datata 08.01.2013, che la Corte di Giustizia Europea dei diritti dell’uomo (C.E.D.U.) ha irrogato all’Italia per la persistente violazione dell’art.3 della “Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell’Uomo e delle libertà fondamentali” che vieta trattamenti e pene inumani o degradanti, impone una seria riflessione tanto sul carcere, perché la pena detentiva non costituisca l’unica pena possibile e perché si potenzino le misure alternative alla detenzione per i reati meno gravi, quanto sul sistema giustizia nel suo complesso, perché siano realizzati interventi sistemici che vadano dalla riforma del codice penale, attraverso una seria depenalizzazione dei reati meno gravi, alla limitazione del ricorso alla custodia cautelare ed alla concreta riduzione dei tempi processuali per sentenze definitive in tempi ragionevoli. Il Si.Di.Pe. ha per questo formulato, prima dell’avvio della XVII legislatura, una proposta di “Agenda per l’Emergenza penitenziaria” a tutte le forze impegnate nella competizione elettorale, un’agenda di cose che, a prescindere da un provvedimento di clemenza, possono essere realizzate adesso a cura del nuovo Parlamento e del prossimo Governo,  perché si possano risolvere i gravi problemi penitenziari ed a favore di un sistema penitenziario che sia coerente con i principi internazionali e costituzionali di rispetto della dignità della persona detenuta e della finalità rieducativa della pena.  E’ anche per questa ragione che il Si.Di.Pe. confida nel senso di responsabilità di tutte le forze politiche affinché si superi la grave situazione di impasse politico-istituzionale, che sta producendo danni gravi alla credibilità internazionale dell’Italia ed alla sua ripresa sociale ed economica, e perché possa formarsi uno stabile governo e il nuovo Parlamento possa operare ed esercitare le sue prerogative anche per ridare dignità e speranza, oltre che all’intero Paese, al nostro sistema penitenziario. Non può ammettersi, infatti, in uno stato democratico e di diritto che il carcere possa privare della dignità e della speranza tanto le persone che esso custodisce quanto gli operatori penitenziari che, a partire dai dirigenti penitenziari, vivono il dramma, di vita i primi e professionale gli altri, di un’emergenza penitenziaria mai vista prima.  D’altra parte durante la campagna elettorale, ed anche dopo, moltissimi esponenti e forze politiche, senza distinzione di colore, si sono espressi riconoscendo la necessità che sia affrontata l’oramai insostenibile situazione delle carceri, e così si sono pronunciati anche i nuovi Presidenti della Camera, Laura Boldrini, e del Senato, Pietro Grasso, nei loro discorsi di insediamento. Quella della C.E.D.U. è una condanna grave non solo perché segue a quella precedente del 2009, ma anche perché come la stessa Corte ha chiarito questa è una “sentenza pilota”, che farà da guida ai procedimenti che sono pendenti e quindi è prevedibile che seguiranno ad essa altre condanne ove l’Italia, entro il termine di un anno assegnatole dalla Corte stessa. e durante il quale resteranno sospesi i giudizi pendenti e quelli analoghi che nel frattempo le pervenissero, non porrà fine all’attuale situazione. Non si può, peraltro, dimenticare che dal 1959 al 2010 la Corte europea dei diritti umani aveva già condannato l'Italia 2.121 volte per violazioni della Convenzione (il nostro Paese è al secondo posto, ma in fondo alla classifica, su 47 Stati membri ed è dietro solo alla Turchia) e dal 2008 a oggi l’O.N.U. ha inviato ben 92 raccomandazioni al nostro Paese riguardo la violazione di diritti umani. Come ha detto il Capo dello Stato questa sentenza “è una mortificante conferma della incapacità del nostro Stato a garantire i diritti elementari dei reclusi in attesa di giudizio e in esecuzione di pena”.  Lo Stato, allora, attraverso le sue istituzioni deve farsi carico del problema e deve responsabilmente trovare soluzioni adeguate. Marco Pannella ha iniziato dalla mezzanotte del 20 marzo uno sciopero della fame per incoraggiare e rafforzare lo “Stato” a rispettare la sua propria legalità, gli impegni presi, la parola data. Come Pannella stesso l’ha definito, questo sciopero è una forma di dialogo per trasmettere – attraverso il proprio indebolimento fisico - energia e forza alle istituzioni affinché facciano ciò che devono per rispettare le leggi, i propri annunci, le proprie dichiarazioni. Entro dieci mesi – due sono già passati invano – l’Italia deve aver rimosso le cause strutturali che determinano i trattamenti disumani e degradanti negli istituti penitenziari, così come ha richiesto l’8 gennaio scorso la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo.  L’iniziativa punta a coinvolgere tutto quel mondo penitenziario – dai detenuti e i loro familiari, a chi dentro il carcere ci lavora o fa volontariato – oggi vittima in qualche modo dell’attuale sistema che va cambiato.
Per stimolare e promuovere una sensibilità autentica su questi temi il Si.Di.Pe. si dichiara vicino a Pannella in questa 5 giorni di nonviolenza e di digiuno per arrivare al cuore dello Stato e che sono iniziati alla  mezzanotte di domenica 24 marzo e che si concluderanno alla mezzanotte di venerdì 29 marzo così da essere uniti, nell'ultimo giorno, a tutta la comunità cristiana che prevede proprio il digiuno nella ritualità del giorno che ricorda la passione di Gesù. 

Il Segretario Nazionale
Rosario Tortorella

                                                                                                                                                       PRESIDENTE Dott.ssa
Cinzia CALANDRINO
 
SEGRETARIO NAZIONALE VICARIO
Dott. Francesco D’ANSELMO
 
SEGRETARIO NAZIONALE AGGIUNTO
Dott. Nicola PETRUZZELL
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