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COMUNICATO STAMPA - Prot. n.151/T/2013.72 10/09/2013
Emergenza penitenziaria: Ringraziamento ai Dirigenti penitenziari per le adesioni e il sostegno alla tre giorni di digiuno – da sabato 7 a lunedì 9 settembre -per richiamare l’attenzione sul sovraffollamento delle carceri
Come è noto il 27 maggio di quest’anno la Grand Chambre della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo ha confermato la sentenza della Corte stessa dell’8 gennaio scorso che, rilevando il carattere strutturale del sovraffollamento carcerario, aveva già condannato il nostro Paese, assegnandogli il termine di un anno per risolverlo, termine che scadrà il 27 maggio 2014.  

Il Si.Di.Pe, in vero. denuncia da anni che l’emergenza penitenziaria discende da problemi strutturali che traggono origine dall’errata cultura secondo la quale il carcere è l’unica pena utile per un fatto
costituente reato, da una ipertrofia del diritto penale, dal depotenziamento delle misure alternative, da un uso abnorme della custodia cautelare. In altri termini, la situazione delle carceri italiane, nonostante i recenti  interventi normativi, resta gravissima, perché il sovraffollamento è conseguenza di cause strutturali che stanno prima e fuori dal carcere

Con il cd “Decreto svuota carceri”1 carceri attraverso un approccio sistematico ma il testo  originario del D.L. presentato dal Ministro della Giustizia Annamaria Cancellieri era più incisivo di quello convertito in legge. Purtroppo, le scelte di mediazione del Parlamento lo hanno molto attenuato ed è stata, probabilmente, un’occasione perduta, forse espressione di poco coraggio rispetto ad una cultura sicuritaria che purtroppo non arretra.

Dal canto suo l’Amministrazione Penitenziaria, e con essa anzitutto i dirigenti penitenziari, sta tentando di affrontare il problema del sovraffollamento attraverso il progetto dei nuovi Circuiti penitenziari regionali ex art. 115 DPR 30 giugno 2000 n. 230 e della sorveglianza dinamica, ma con tutti gli sforzi non può essere un intervento risolutivo dei problemi del sistema della giustizia penale e di quello penitenziario, perché è un progetto che affronta il problema dell’emergenza penitenziaria dal lato dell’Amministrazione Penitenziaria, in relazione alle sue possibilità di intervento rispetto ad un problema dato.  

I dirigenti penitenziari, insieme agli altri operatori, vivono e patiscono in prima persona le conseguenze di questa grave emergenza, a cui si  aggiungono quelle derivanti dalla sempre maggiore carenza di risorse, che incidono pesantemente anche sulle condizioni di lavoro di tutti gli operatori, con ricadute negative anche sulla  vita privata di ciascuno. Senza contare che questa situazione. 

Per queste ragioni e per richiamare l'attenzione sul grave problema delle carceri,  nella mia qualità di  Segretario Nazionale del Si.Di.Pe ho aderito alla tre giorni di digiuno proposta da Marco Pannella,  da sabato 7 a lunedì 9 settembre, ed ho chiesto ai dirigenti penitenziari di aderire anch’essi e comunque di sostenere questa pacifica e simbolica iniziativa.

Una iniziativa simbolica, questa del Si.Di.Pe., perché dall’astensione dal cibo, dal proprio sé materiale, scaturisse un momento di concentrazione e di riflessione sugli altri e sulle cose davvero importanti per una comunità sociale che deve essere governata dal diritto: importanti come il rispetto dei diritti fondamentali della persona umana, dei lavoratori, dei cittadini, ma anche come i principi di giustizia, perché una società che si possa definire civile ha  bisogno di alimentarsi di giustizia e di diritti umani.  

Il risultato è stato straordinario. Hanno aderito o comunque sostenuto l’iniziativa un terzo dei dirigenti penitenziari, tra cui diversi dirigenti generali, e tutto questo in un tempo ridottissimo!
Le numerose adesioni ed il sostegno pervenuti hanno confermato che il problema del sovraffollamento è fortemente sentito e tocca non solo le persone detenute ma tutta la comunità penitenziaria, ad ogni livello.


I dirigenti penitenziari sono consapevoli della gravità di questa situazione che, in vero, annichilisce la persona umana perché non riesce a fare della pena uno strumento di rieducazione e di reinserimento ma solo di afflizione e produce frustrazione nel personale penitenziario che non solo è, a causa di ciò, privato dell’alto ruolo di attore del processo rieducativo della pena che discende dalla Costituzione e dall’ordinamento penitenziario, ma è anche nell’impossibilità di assicurare pienamente una detenzione
conforme alle norme internazionali, costituzionali e dell’ordinamento penitenziario. 

Peraltro non si può sottacere che l’emergenza penitenziaria produce condizioni lavorative assolutamente gravose che oltre ad  avere ricadute negative, anche gravi, sulla vita privata di tutti gli operatori penitenziari, determina maggiori rischi professionali per  i dirigenti penitenziari, che sono esposti a più elevate responsabilità, amministrative, civili e finanche penali. Senza contare  che le responsabilità ed i rischi professionali  aumentano in modo esponenziale a causa della carenza oramai cronica di dirigenti, che determina sempre più spesso la concentrazione in capo ad uno stesso dirigente di più direzioni di istituti penitenziari o di uffici di esecuzione penale esterna. 

A breve, infatti,  tra le riduzioni di organico e la naturale diminuzione che discende dai progressivi collocamenti a riposo, senza che vi sia mai stato alcun ricambio (l’ultima immissione nel ruolo risale oramai a sedici anni or sono, cioè al 1997), il numero già scarso dei dirigenti penitenziari (poche centinaia)2 determinerà l’impossibilità gestionale delle carceri se non saranno trovati rimedi urgenti per procedere a nuovi concorsi. Per non parlare degli uffici di esecuzione penale esterna, atteso che esistono distretti provveditoriali dove un solo dirigente penitenziario del ruolo di esecuzione penale esterna ricopre tutti, o pressoché tutti, gli uffici attribuiti al ruolo di appartenenza.

Confidiamo e chiediamo che le così tante adesioni  e sostegni all’iniziativa del Si.Di.Pe. siano oggetto di un’attenta riflessione da parte di tutti, dell’opinione pubblica ma soprattutto della politica e delle istituzioni ove la politica viene esercitata, perché si abbandonino quelle sterili visioni sicuritarie che inseguendo il  consenso basato sull’emotività hanno avvilito e svilito il sistema penitenziario italiano, producendo la condanna dell’Italia da parte della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo e facendo del carcere una discarica di quei problemi sociali, che non si vuole o non si sa affrontare, per poi pretendere che esso risolva ciò che si sarebbe dovuto risolvere prima e al di fuori del carcere.

Il Si.Di.Pe. ringrazia tutti, e ciascuno, i Dirigenti penitenziari che hanno aderito o comunque sostenuto  questa civile iniziativa di sensibilizzazione, ringraziandoli, anche, per l’entusiamo con il quale, nonostante tutto, continuano a profondere il massimo dell’impegno per assicurare, allo stato delle cose, la migliore gestione possibile dell’esecuzione penale.

Un impegno ed un entusiamo che meritano ed attendono, oramai da troppo tempo, risposte concrete da parte della politica e delle istituzioni.

Il Segretario Nazionale
Rosario Tortorella
PRESIDENTE
Dott.ssa Cinzia CALANDRINO

SEGRETARIO NAZIONALE VICARIO
Dott. Francesco D’ANSELMO

SEGRETARIO NAZIONALE AGGIUNTO
Dott. Nicola PETRUZZELLI

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1 D.L. 1 luglio 2013, n. 78 “Disposizioni urgenti in materia di esecuzione della pena” ,convertito in legge, con modificazioni, dall’ art. 1, comma 1, L. 9 agosto 2013, n. 94,
2Come il D.A.P. ha reso noto alle organizzazioni sindacali, con la nota GDAP-0209573-2012 del  31.05.2012: n.25 dirigenti generali; n.330 dirigenti penitenziari del ruolo di istituto penitenziario, n.36 dirigenti penitenziari del ruolo di esecuzione penale esterna, n.1 dirigente penitenziario del ruolo medico (in attesa di passaggio della sanità penitenziaria della regione Sicilia al SSN ex  art.8 del D.P.C.M. 01.04.2008

 

 

 

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