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COMUNICATO STAMPA Prot. n.167/T/2013.88 del 10 novembre 2013 | 10/11/2013 |
Il Si.Di.Pe. scrive al Presidente della Commissione straordinaria per la tutela e la promozione dei diritti umani del Senato, Luigi Manconi, e chiede il suo intervento per impedire la riduzione dei Dirigenti penitenziari. |
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Dopo aver scritto al Ministro della Giustizia Annamaria Cancellieri ed ai Presidenti delle Commissioni Giustizia di Camera e Senato, quest’oggi il Si.Di.Pe. – sindacato che raccoglie il maggior numero dei dirigenti penitenziari di diritto pubblico- ha scritto anche al Presidente della Commissione straordinaria per la tutela e la promozione dei diritti umani del Senato, Luigi Manconi, per chiedere pure il suo intervento al fine impedire un’assurda riduzione dei già pochi Dirigenti penitenziari. Al Presidente Manconi il Si.Di.Pe. ha rappresentato che per affrontare, gestire e risolve l’attuale stato di emergenza il ruolo dei dirigenti penitenziari è oggi, e lo sarà anche domani, essenziale, qualunque intervento il nostro Paese deciderà di attuare, poiché ad essi l’ordinamento conferisce il compito di governare il sistema penitenziario, con l’obbiettivo di assicurare la finalità rieducativa della pena non meno della sicurezza dei cittadini. Che la situazione penitenziaria sia gravissima lo ha sottolineato anche il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano nel suo recente messaggio dell’otto ottobre scorso alle Camere, quando ha richiamato la sentenza (Torreggiani e altri sei ricorrenti contro l'Italia) con la quale, l’otto gennaio 2013, la Corte europea dei diritti dell'uomo, a causa della situazione di sovraffollamento carcerario, ha accertato la violazione da parte dell’Italia dell'art. 3 della “Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell’Uomo e delle libertà fondamentali”, che pone il divieto di pene e di trattamenti disumani o degradanti. Difatti, posto che la Corte di Strasburgo ha fissato il termine di un anno perché il nostro Paese si conformi alla sentenza (sospendendo, in pendenza di detto termine, le procedure relative alle diverse centinaia di ricorsi proposti contro l'Italia, ricorsi che, in assenza di effettiva, sostanziale modifica della situazione carceraria, appaiono destinati a sicuro accoglimento stante la natura di sentenza pilota), il ruolo dei dirigenti penitenziari è oggi essenziale per l’avvio dei processi necessari per affrontare la situazione, così come sarà essenziale anche domani per gestire tali complessi processi e mantenere la loro efficacia. A fronte di questa situazione, tuttavia, il Ministro della Giustizia Annamaria Cancellieri, il 17 ottobre scorso, in occasione del suo intervento in Commissione Giustizia della Camera, nel riferire in ordine alla grave situazione ed alla complessità del sistema penitenziario, ha paventato la “possibile applicazione di ulteriori tagli a seguito della spending review” nei confronti della dirigenza penitenziaria. Dalle parole del Ministro, quindi, il Si.Di.Pe. ha appreso che la questione della inapplicabilità della spending review alla dirigenza penitenziaria non è stata affatto superata, nonostante le rassicurazioni che gli erano pervenute nel recente passato dal precedente governo e, specificamente, dall’allora Ministro della Giustizia Paola Severino. Tale eventualità preoccupa e sconcerta, perché la situazione delle carceri è drammatica ed una riduzione dei dirigenti penitenziari si pone in contraddizione non solo con le univoche e continue dichiarazioni politiche di attenzione per il problema penitenziario, ma anche con le necessità obbiettive che discendono sia dall’apertura di nuove carceri e di nuovi padiglioni detentivi (attraverso il cd. “Piano Carceri”), sia dalla circostanza che sono in corso di esame progetti di riforma destinati ad aumentare anche il ricorso alle misure alternative (in data 09.10.2013 la Commissione Giustizia del Senato, in sede referente, ha approvato in via definitiva il Disegno di legge n.925 contenente “Delega al Governo in materia di pene detentive non carcerarie e disposizioni in materia di sospensione del procedimento con messa alla prova e nei confronti degli irreperibili”, già approvato dalla Camera dei deputati). Purtroppo, però, in assenza di dirigenti penitenziari, nel cui ruolo l’ultima immissione risale al lontano 1997 ed i cui pensionamenti non hanno mai trovato sostituzione, si determinerà l’impossibilità di garantire la copertura delle sedi penitenziarie e l’attuazione delle misure alternative. Il Si.Di.Pe. ha, perciò, espresso tutta la propria preoccupazione e la propria contrarietà anche ad ipotesi di accorpamenti, a tutti i livelli, di direzioni e uffici, perché di fatto determinerebbero l’impossibilità per i dirigenti penitenziari di avere una presenza effettiva in loco e, quindi, una conoscenza reale del contesto operativo e territoriale. Tale conoscenza, infatti, è presupposto indispensabile perché essi possano svolgere efficacemente le loro funzioni di garanzia e di contemperamento delle esigenze di sicurezza e di quelle trattamentali, che costituiscono il binomio ontologico della mission istituzionale dell’Amministrazione penitenziaria. La riduzione ulteriore dei dirigenti penitenziari finirebbe con il privare ulteriormente molte carceri del suo direttore in sede, situazione questa gravissima perché il direttore è il primo garante dei principi di legalità nell’esecuzione penale, essendo armonizzatore delle esigenze di sicurezza e di quelle trattamentali, in quanto responsabile non solo dell’ordine e della sicurezza penitenziaria ma anche del trattamento rieducativo delle persone detenute. Il Segretario Nazionale Rosario Tortorella PRESIDENTE Dott.ssa Cinzia CALANDRINO SEGRETARIO NAZIONALE VICARIO Dott. Francesco D’ANSELMO SEGRETARIO NAZIONALE AGGIUNTO Dott. Nicola PETRUZZELLI |
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