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COMUNICATO STAMPA SINDACALE 21/09/2008
“Forse si cambia davvero …”
(Le immediate impressioni dopo il 1° incontro con IONTA, nuovo Capo del DAP)
All’esito del 1° incontro ufficiale con il Capo del DAP, Pres. Franco IONTA, questa O.S. esprime un primo prudente ottimismo.
Il Pres. IONTA è apparso concreto, teso a comprendere la complessità rappresentata dall’amm.ne penitenziaria, misurato nelle parole e capace di ascoltare, con attenzione, gli interlocutori.
Anche la scelta di riunire tutte le OO.SS., a prescindere il comparto o l’area di appartenenza, è sembrata positiva e da noi interpretata come il ritorno ad una idea di “penitenziario” globale, dove la professionalità è declinata al plurale, seppure la funzione istituzionale risulta essere la stessa per tutti gli operatori: fare sicurezza – fare trattamento.
E’ significativo che, almeno attorno il tavolo del DAP, insieme, vi siano stati i rappresentati dei poliziotti penitenziari e dei dirigenti penitenziari ( sia di diritto pubblico che quelli contrattualizzati), del personale specialistico del trattamento (educatori, assistenti sociali) e di quello amministrativo (ragionieri, collaboratori, assistenti amm.vi, etc.).
E’ confortante rilevare come la generalità degli interventi di tutte le sigle sindacale, seppure nel rispetto delle diverse sensibilità, sia stato indirizzato alla crescita dell’amm.ne penitenziaria, considerata un valore comune.
Al Presidente il SI.DI.PE. aff. CISL, insieme agli amici della CISL (così come le altre sigle), ha espresso gli auguri di buon lavoro, un buon lavoro che misureremo esclusivamente dai risultati che saprà effettivamente conseguire.
Il dr. IONTA potrà contare sul nostro aiuto e la conseguente leale collaborazione, ma anche sulla “passione” che mettiamo nel lavoro se, per davvero, si impegnerà a cambiare lo stato delle cose.
A tal riguardo, abbiamo ricordato come sia utile impostare il cambiamento su tre elementi fondamentali, indispensabili per motivare tutto il personale, non solo quello dirigente, la regola delle 3 “O”:
1. l’onestà nell’azione amm.va, onestà intesa come tensione costante, da parte di tutti, affinché si operi con atti “trasparenti”, pur nel riconoscimento delle differenze ed a mente di quelli che sono i reali carichi di lavoro, le responsabilità, i rischi: dare a ciascuno il suo, unicuique suum…richiamando il titolo del bel libro di Leonardo SCIASCIA:
2. l’orgoglio, l’orgoglio dell’appartenenza all’amm.ne penitenziaria quale vero antidoto alla demotivazione, alla depressione, allo scadimento dei rapporti umani che non vedono più, non sentono più, da troppo tempo, il sentimento della solidarietà interprofessionale ed il valore dell’unicità di una funzione, quella penitenziaria, tra le più esaltanti e difficili insieme: che la giornata di lavoro torni a tradursi, per tutti, in una giornata di impegno civile, seppure professionale, moralmente esaltante e non sia più vissuta, da parte di tanti, come una giornata “di carcere senza colpa…”;
3. l’organizzazione dinamica e funzionale; occorre, infatti, tornare ad immaginare un nuovo modello organizzativo del sistema amm.vo penitenziario, esigenza questa che, tra l’altro, viene imposta dall’attuale situazione di stagnazione economica, dove tutti, in primo luogo quanti operino per le istituzioni, sono chiamati ad utilizzare al meglio le risorse effettivamente disponibili; occorre mirare ad un sistema più efficiente, con una veste organizzativa più snella, che veda assicurata concretamente la necessaria reale distinzione tra attività d’indirizzo e quelle di gestione, razionalizzandone l’impalcatura amm.va e migliorandone il profilo, e non, come sta accadendo, trasformando, il ministero in una palude burocratica, oppure come una “cluster bomb”, la bomba a grappolo, la bomba madre che si apre per disseminare tante altre micidiali bombe sul terreno, costituite da una pletora di direzioni generali tutte simili ad un mini-ministero, ancora una volta succedanee e consimili all’ufficio del Capo del DAP, una sorta di “MATRIOSKA” Amm.va penitenziaria, dove una prima figura ne nasconde delle altre, e delle altre ancora, e dove si arriva al paradosso di vedere più poliziotti penitenziari, dei diversi ruoli, compreso gli apicali, al DAP che nelle Carceri, idem per dirigenti penitenziari, per gli educatori, per i ragionieri, e speriamo che tanto non accada finanche per i magistrati…: eppure al DAP, così come nei Provveditorati, non si scorgono detenuti nei corridoi, non si vedono aprire e serrare i cancelli, non si fanno perquisizioni, non si registrano atti di autolesionismo o aggressioni verso gli operatori, non si vedono i fuochi fatui di migliaia e migliaia di fornelli a gas…, non si assiste alle transumanze, su mezzi indegni, dei nuclei di piantonamento e traduzione con il loro carico umano…
Abbiamo rappresentato che i Dirigenti penitenziari, aspettano un contratto ormai da oltre 3 anni, il loro primo contratto, e che essi, insieme ai Comandanti Commissari, sono funzionari che non staccano mai la spina, e che se fosse previsto e compensato, in termini economici e giuridici, anche altre figure professionali assicurerebbero una continuità da tutti ritenuta necessaria.
A tal proposito, abbiamo rimarcato che ci attendevamo una assegnazione di ore di straordinario, per tutti i dirigenti penitenziari di diritto pubblico, almeno corrispondente a quella percepita dai dirigenti della polizia di stato.
Come O.S. abbiamo pure ricordato che, al di là del reperimento delle risorse finanziarie per nuove assunzioni di personale, compreso quello della nostra categoria, si operi utilizzando meglio l’esistente, mettendo tutto a profitto.
Oggi non sembra che si faccia così…
E poi ci siamo permessi di dare un altro consiglio al Sig. Presidente: di circondarsi di persone che sappiano quel che dicono, a tutti i livelli.
Quando alcuni danno consigli e/o ricette, sarebbe buona cosa domandar loro (andando poi a verificare…): Per quanto tempo ha lavorato in carcere e/o sul territorio, e quando ?
Fintanto ciò non sarà chiarito, occorrerà essere cauti, finanche temporeggiare, in attesa di confrontarsi con quanti possano fornire dei dati d’esperienza. In particolare con i Direttori d’istituto e di uepe, con i Comandanti e con quei pochi funzionari di area pedagogica ancora presenti, così come quant’altri, operatori, abbiano maturato una reale esperienza sia in periferia che presso il DAP che nei PRAP.
L’Italia è cambiata, la popolazione detenuta è cambiata, così come è cambiato il Personale tutto.
Quante volte, in periferia, le lettere circolari sono risultate grottesche, sorprendenti, decontestualizzate…
Il Pres. IONTA assume un incarico di grandissima responsabilità, la situazione è disastrosa, però il tempo giocherà, ove per davvero vorrà lasciare un segno, a suo favore. Noi stiamo qui, pronti ad aiutarlo nella misura in cui si sentirà di rappresentare, fino in fondo, tutta l’amm.ne penitenziaria.
Noi vorremmo un Capo del DAP che “addenti” il polpaccio del potere politico fino a quando quest’ultimo non assicuri, con tanto di poste in bilancio, le risorse necessarie, nell’arco dei prossimi anni, per realizzare nuove carceri, moderne, funzionali, dignitose, e per assumere il personale mancante, con particolare attenzione a quello trattamentale.
Ha fatto piacere constatare che egli senta la responsabilità di essere “Capo della Polizia Penitenziaria”, ma l’amm.ne non è formato soltanto dalla Polizia Penitenziaria, è qualcosa di ancora più grande ed importante: è un Sistema tra i più complessi ed articolati, è un modo di governare le difficoltà e tradurle in sicurezza ed opportunità, è una sfida ed un mandato costituzionale insieme…
I prossimi mesi ci diranno se le nostre prime positive impressioni siano giustificate: ce lo auguriamo non solo per il Pres. IONTA, non solo per la Comunità degli Operatori Penitenziari, ma per l’intero Paese.
Il Segretario Nazionale
Dr. Enrico SBRIGLIA

 

 

 

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