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GRAZIE, MINISTRO BRUNETTA !!! | 29/05/2008 |
(Il sindacato dei direttori penitenziari chiede l’anagrafe patrimoniale) |
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Rendere visibili i dati relativi alla situazione patrimoniale dei pubblici dipendenti migliora il rapporto con i cittadini e fa compiere un passo avanti nella concreta modernizzazione della pubblica amministrazione: non può comprendersi un sistema pubblico, con la sua organizzazione, come efficiente se non sia pure trasparente nella parte che attenga i redditi da lavoro. Uguale pubblicità, e da subito, andrebbe estesa anche ai dirigenti penitenziari, qualunque ne sia la tipologia di rapporto di lavoro con la propria amm.ne. Anzi, la delicatezza e l’importanza della missione istituzionale assicurata, che si riflette sul bene della Sicurezza e su quello, concorrente, della funzione costituzionale della pena, incidendo sulla libertà altrui, dovrebbe obbligare ad un tanto. La pubblicità del reddito, meglio ancora dello stato patrimoniale, dovrebbe riguardare non solo i direttori penitenziari che governano le carceri, gli uffici dell’esecuzione penale esterna e le diverse articolazioni attraverso le quali si sviluppa il nostro sistema, ma anche i redditi di quanti, comunque, svolgano funzioni dirigenziali, pur essendo magistrati “fuori ruolo” o appartenendo alla residuale rappresentanza del Corpo degli Agenti di Custodia, il quale (storia tipicamente “nostrana”…), sciolto nel 1990, ha visto, di regola, tutti gli ufficiali inferiori del tempo divenire oggi, generali, mentre altri si appropinquano al grado. Sarebbe bene pure ricordare che solo i direttori penitenziari, con status di diritto pubblico, sono a capo degli istituti penitenziari e degli uffici dell’esecuzione penale esterna. La pubblicità della situazione patrimoniale dei direttori penitenziari (che però, vista il peculiarità contesto lavorativo, potrebbe estendersi anche ai dirigenti penitenziari c.d. “contrattualizzati”…), sortirebbe il duplice vantaggio di: - consentire ai cittadini di conoscere quali umiliazioni economiche i direttori penitenziari subiscano a motivo di trattamenti economici sperequati rispetto a quelli corrisposti a quanti operino in altre amministrazioni pubbliche o nella propria, come nel caso dei dirigenti “togati” e dei “generali” di un Corpo di Polizia che non c’è più da 18 anni, se non anche gli stessi “dirigenti contrattualizzati”; - far accrescere la fiducia e la stima verso i direttori penitenziari, e quindi far aumentare il senso di sicurezza della collettività, sulle condotte individuali che tali funzionari, responsabili dell’ordine e della sicurezza all’interno delle carceri e del trattamento rieducativo delle persone detenute, realizzano quotidianamente, per tutte le ore della loro giornata lavorativa. Sarebbe il caso di ricordare che essi sono tenuti a governare, dietro le sbarre e, non di rado anche sul territorio, una pluralità di soggetti appartenenti a tutte le criminalità, organizzate e comuni, italiane e straniere, ed alle quali non mancano certamente risorse finanziarie, se è vero che, con l’arma della corruzione o esercitando azioni violente, sono in grado di condizionare, all’esterno, la vita di intere comunità e parti del territorio, nonché in grado di arruolare i disperati del mondo ai quali alternative di legalità non siano state offerte. L’anagrafe patrimoniale può così contribuire ad instillare fiducia nella “Gente”, facendo toccar con mano che nulla è irrimediabilmente perduto, che l’Italia può farcela, che ancora esistono tanti servitori dello Stato che antepongono, ogni giorno, gli interessi della collettività a tutti gli altri, che non hanno abdicato ai loro doveri e che vanno a fare compagnia ai numerosi funzionari, pure presenti nelle altre amministrazioni (si pensi ai colleghi dirigenti delle Forze di Polizia…), i quali in silenzio, e nella quotidianità, come era per il povero cavallo “Boxer” del racconto “La Fattoria degli Animali” di George Orwell, si impongono di “fare di più” a favore della comunità. Così come sarà interessante verificare, analizzando i dati, quale sia il tasso di assenteismo per malattia che colpisce la categoria dei direttori penitenziari rispetto a quella degli altri comparti e nella stessa amministrazione penitenziaria, sia nelle singole realtà periferiche che negli uffici provveditoriali ed in quelli centrali: le sorprese sicuramente non mancheranno ! A proposito, Sig. Ministro, è a conoscenza che i dipendenti ministeriali, con esclusione di quelli che hanno un contratto di diritto pubblico, non hanno più il dovere di giurare fedeltà alla Costituzione ed alle leggi dello Stato (vedasi il DPR n. 253/2001, a firma del Presidente CIAMPI e dei Ministri Amato e Bassanini) ? E già, questa imposizione poteva richiamare lo Stato Etico, “politicamente scorretta”, meglio farne a meno… Comunque buon lavoro, Sig. Ministro, dai Direttori e Dirigenti penitenziari che questa sigla rappresenta i quali, apprenda anche questo, sono 3 anni che attendono il loro primo contratto. A tal proposito come categoria non possiamo non provare stupore verso i nostri pari grado che lavorano per la Sua amm.ne i quali, a differenza di noi direttori penitenziari, hanno saputo monetizzare meglio la propria professionalità, nonostante che si sia circa 500 in tutto, nonostante che noi si gestisca un sistema che “ospita” (parola esagerata…) oltre 52 mila detenuti, ai quali si aggiungono le persone sottoposte a misure alternative alla pena detentiva, e si sia a capo, nelle singole realtà, di un personale variegato costituito da oltre 43 mila appartenenti al Corpo della Polizia Penitenziaria, nonché migliaia tra funzionari, tecnici, impiegati amm.vi, medici, infermieri, psicologi, etc. etc. Intelligenti pauca… |
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Il Segretario Nazionale | |
Dr. Enrico SBRIGLIA | |