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LETTERA APERTA AL SIG. MINISTRO DELLA GIUSTIZIA ON.LE AVV. ANGELINO ALFANO 18/03/2010
“PERCHE’ NON HANNO COINVOLTO I DIRETTORI PENITENZIARI NEL PIANO-CARCERI”

Egr. Sig. Ministro,
ad oggi, nessun coinvolgimento da parte del DAP v’è stato delle OO.SS. rappresentative dei direttori penitenziari d’istituto e degli uffici dell’esecuzione penale esterna sul c.d. “piano carceri”.
Eppure era ragionevole che le OO.SS. dei dirigenti penitenziari avessero la necessaria informazione, anche al fine di agevolare l’importante programma del Governo, quantomeno perchè ogni direttore, responsabile di struttura penitenziaria, è tenuto ad interagire con il territorio, con il personale della polizia penitenziaria, con le persone detenute e con la società locale.
I Dirigenti Penitenziari dovrebbero rappresentare il Suo braccio operativo sul territorio, e di essi il compito di trasformare in cosa concreta i programmi del Governo.
Alla luce di queste, addirittura ovvie, considerazioni, sentiamo il dovere d’invitarLa ad un atteggiamento prudente, non dando per scontato quanto viene proclamato attraverso decontestualizzate e generiche affermazioni di quanti NON conoscano il mondo penitenziario e delle problematiche enormi che una ristrutturazione, anche parziale, di una pluralità di istituti, con i detenuti al loro interno, può significare in termini di rispetto dei tempi di effettiva realizzazione, di sicurezza penitenziaria, ancorché di sicurezza “di cantiere”
Sentire, infatti, ipotizzarsi la realizzazione di padiglioni penitenziari all’interno di altre strutture detentive, oltre che “inorridire”, sbeffeggia le normali intelligenze, non mostrando di comprendersi che l’ulteriore sottrazione e contestuale compressione degli spazi renderà più ingovernabili le strutture carcerarie esistenti, a suo tempo comunque pensate (per quanto realizzate ai tempi delle “carceri d’oro” …) tenendo conto di una necessaria proporzione tra cemento armato e superfici calpestabili, tra inferriate e persone detenute, tra impianti tecnologici e quantità di servizi d’assicurare, tra aree da vigilare e personale di polizia penitenziaria. così come le norme prevedono, non conoscendosi particolari deroghe a favore del mondo carcerario, al fine di evitare la gratuita esposizione verso i gruppi d’opinione estrema e di dissenso politico permanente, soprattutto dopo le polemiche del “dopo” Maddalena e del terribile terremoto in Abruzzo.
Eppure il sensibile numero di suicidi di detenuti registrati dall’inizio dell’anno avrebbero dovuto già orientare verso altro tipo di soluzioni !
Se, infatti, con il LEGO PENITENZIARIO si intende affrontare il problema della inadeguatezza delle strutture, già vediamo i segnali di un clamoroso fallimento:
E’ pericolosissimo sottrarre quel poco di spazi aperti esistenti, di aree verdi, di vivibilità strappata a forza, rendendo più tetre, cupe e spersonalizzanti quelle realtà dove vivono centinaia se non migliaia di persone detenute e gli stessi operatori penitenziari.
realizzare un piano carceri non è la stessa cosa di fare un’ordinanza o di scrivere una sentenza !
Così operando, si corre il rischio che il primo, forse più serio, programma politico in materia penitenziaria, si traduca in un cocente insuccesso, nell’ennesima occasione mancata, privando la collettività di carceri per davvero civili e dignitose per chi subisce la pena e per quanti, da operatori ed “incolpevoli”, ci lavorino.
Altra cosa sarebbe recuperare le numerose CASERME DISMESSE, presenti in tante parti del territorio nazionale, riqualificandole e restituendole utilmente ad un uso pubblico, seppure sottoforma di istituti penitenziari, altra cosa è immaginare strutture ad hoc, realizzate con i migliori criteri di abitabilità e perfino con gusto, quali quelle delle c.d. PIATTAFORME GALLEGGIANTI, di fatto strutture residenziali “poggiate” sul mare, prolungamento e pertinenza della banchina del porto, altra cosa ancora è l’ipotesi di nuove e distinte STRUTTURE PENITENZIARIE sulla terraferma, da realizzare ex novo, ma al contrario
E’ singolare che nulla si sappia sulle caratteristiche tecniche dei nuovi insediamenti, se saranno dotati di sistemi di raffrescamento dell’aria, se saranno finalmente previsti degli angoli cottura nelle celle, con le piastre elettriche (per cui si dovrà prevedere una modifica delle attuali, illegali, norme che consentono, nonostante il D.lgs. 626/94 e norme ss., l’uso dei pericolosissimi fornelletti a gas, tipo camping, i quali andrebbero utilizzati, ossimoro penitenziario, “all’aperto”).
si rimane basiti all’idea di sarcofagi realizzati “dentro” realtà carcerarie già “stressate”.
Immaginiamo che il DAP abbia già valutato tutta una serie di dettagli tecnici: ad esempio l’urgente straordinaria manutenzione alla quale dovranno sottoporsi gli impianti già preesistenti, in particolare per le centrali tecnologiche e di produzione di acqua calda, le cucine, le lavanderie, quelli elettrici ed i gruppi di continuità, etc., essendo noto che, di regola, tali impianti non sono regolarmente manutentati da anni, forse da lustri.
Così come saranno state considerate le questioni relative alle zone che dovranno essere trasformate in aree di cantiere, dove si depositeranno i laterizi, i tondini di acciaio, le numerose attrezzature ed i macchinari, i materiali di risulta: è facile dire di evitare rischi di interferenze
Per non dimenticare che , dimenticando che stiamo parlando di strutture penitenziarie che non smetteranno di funzionare, con l’incessante andirivieni della popolazione detenuta, delle forze dell’ordine, degli avvocati, dei magistrati, del personale e dei familiari - visitatori, dei fornitori, etc. etc.
dovranno frequentemente essere effettuati i controlli di polizia sulle maestranze e quanti, comunque, accedano in aree sensibili alla sicurezza
E poi il disagio, i rumori dei martelli pneumatici, delle fiamme ossidriche, delle flex, dei mezzi in movimento e dei macchinari che preparano il cemento, le polveri che inevitabilmente si sollevano, etc.: quante volte tutto ciò determinerà situazioni di conflittualità con le persone detenute e con quanti vivano e lavorino nelle carceri interessate? .
Nulla si sa sui necessari aumenti di monte ore di straordinario per compensare il prolungamento sul posto di lavoro del personale tutto, in primo luogo quello del Corpo della Polizia Penitenziaria, ne come si renderà compatibile con il “Piano Carceri” il concorrente “Piano Ferie”, concordato con le OO.SS. del personale
Per fare quel che si ha in mente, per “calare” nella realtà il PIANO CARCERI, non potrà ritenersi sufficiente l’emanazione di qualche “circolare” e la produzione di generiche istruzioni, alla pari di quanto si farebbe con un garzone di bottega nel disporre qualcosa di banale, .
Insomma,
sempre che non si auspichi un’estate ancora più calda di quella trascorsa !
La invitiamo a riflettere sulle proposte di “di carta”, sulle soluzioni teoriche, a meno che altri se ne assumano pienamente e personalmente la RESPONSABILITA’
Eppoi ci consenta di osservare che , mettendoci la propria faccia.
seppure siamo i primi a ritenere inadeguate le attuali strutture penitenziarie (non è una questione di metri quadrati, perché se le carceri fossero effettivamente “fabbriche del cambiamento”, cantieri sociali, il detenuto risulterebbe impegnato tutta la giornata e poco gli importerebbe dello spazio a disposizione, allorquando debba recarsi in cella soltanto per dormire…), la soluzione al sovraffollamento NON PUO’ RISIEDERE SOLTANTO NELLA REALIZZAZIONE DI NUOVE CARCERI: occorre, invece, anche puntare su un PIANO-MISURE ALTERNATIVE, sull’uso dei BRACCIALETTI ELETTRONICI, sull’urgente snellimento del CODICE PENALE:
“una sanzione amministrativa forte può essere, infatti, più efficace di una sanzione penale debole", pure al fine di evitare il rischio, ipotizzando la realizzazione di nuove strutture penitenziarie, che trovino la loro nascita precoce
Nel Convegno che abbiamo tenuto a TRIESTE, il 26 e 27 febbraio sc., come SIDIPE, abbiamo chiesto l’aiuto di architetti, di docenti universitari, di sociologi e di criminologi, abbiamo preteso “rispetto” per i luoghi dove la Libertà è consumata mentre dovrebbe tradursi in “opportunità” di cambiamento, abbiamo ragionato sulle possibili ipotesi, cercando di volare alto, di pensare che NON di nuovi Lager abbiamo bisogno, sull’onda emotiva dell’emergenza, ma di carceri funzionali, palestre sociali di legalità e di responsabilizzazione: PER UNA NUOVA IDEAZIONE PENITENZIARIA, pure ove non fosse pagata profumatamente. altre forme di ipotesi di reato, così come si induca indirettamente la magistrature ad optare per le soluzioni estreme, come la carcerazione, lì dove altre misure custodiali non detentive potrebbero essere preferibili al fine di far decrescere il sovraffollamento.
Ma forse noi abbiamo il difetto di essere dei professionisti penitenziari, di lavorare nelle carceri, lottando ogni giorno affinché prevalga il buon senso e la ragionevolezza, e per questa ragione, essendo abituati ad assumere le nostre responsabilità, potremmo risultare agli occhi del DAP meno credibili: speriamo che tanto non sia da Lei condiviso e confidiamo in una urgente CONVOCAZIONE per parlare, serenamente, ma razionalmente, di PIANO CARCERI.

IL SEGRETARIO NAZIONALE
ENRICO SBRIGLIA
IL PRESIDENTE
CINZIA CALANDRINO
IL CONSIGLIO DIRETTIVO
ROSARIO TORTORELLA, FRANCESCO D’ANSELMO, FRANCESCO DELL’AIRA, ANTONIETTA PEDRINAZZI, SILVIA DELLA BRANCA, MARIANTONIETTA CERBO, ANGELA GIANI’, NICOLA PETRUZZELLI, FRANCESCO CACCIOLA, SALVATORE PIRRUCCIO, GIUSEPPE DONATO

 

 

 

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