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COMUNICATO SINDACALE 25/02/2008
IL DOVERE DELLA RESPONSABILITA’
(La CISL, sindacato affiliante, con il SI.DI.PE., sindacato affiliato, esprimono oltre il 71% di rappresentatività della dirigenza penitenziaria di diritto pubblico)
La soddisfazione del dato certificato dalla funzione pubblica sulla rappresentatività, che indica le seguenti percentuali: CISL (Cisl/penitenziario + SIDIPE) 71,81%, CGIL 14,24%, SAG-Unsa 8,61%, UIL 5,34%, se da un lato premia la coerenza, la capacità progettuale e la convinzione che per davvero esista e debba essere affrontata in chiave sistemica la “Questione Penitenziaria”, la quale deve essere vista nel suo insieme di comunità di operatori penitenziari, di sistema di norme penitenziarie e di umanità sottoposta all’esecuzione penale, talché ogni iniziativa, anche sindacale, non può prescindere da una concezione olistica del tutto, dall’altro caratterizza la responsabilità che oggi, e nei prossimi mesi, graverà sulla CISL e sul SIDIPE, in quanto risulteranno i principali attori delle politiche sindacali e finanche penitenziarie che verranno, in quanto NON è possibile sganciare le problematiche che attengano al personale da quelle che riguardano il sistema dell’esecuzione penale, sia intra che extra-muraria.
La consapevolezza della responsabilità che deriva dal peso preponderante della rappresentatività che supera di gran lunga quella del 50, 01%, è opportuno che si sappia, non armerà di arroganza o di supponenza la CISL con le organizzazioni che la compongono (negli atti ufficiali, infatti, risulterà – come è noto – la sola CISL, non essendo previsto che si riporti anche il “nomen” dell’O.S. affiliante, in quanto i rapporti interni tra le due organizzazioni sono regolati da atti che risultano “indifferenti” alla Funzione Pubblica…), ma al contrario motiverà la continuazione di una condotta sindacale che intende esclusivamente costruire per il bene dei dirigenti penitenziari di diritto pubblico, non rimanendo insensibile alle legittime aspettative di rispetto e di crescita professionale di tutto il personale penitenziario, patrimonio indispensabile per realizzare un sistema improntato al valore del trattamento ed all’esigenza della sicurezza.
L’assenza di dazi ideologici, il forte sentimento istituzionale che alberga in tutti i dirigenti penitenziari, l’esperienza sul campo che contraddistingue la generalità dei dirigenti i quali hanno dato fiducia al SIDIPE e, conseguentemente, alla CISL e viceversa, ci consentirà di affrontare con spirito pragmatico, coerenza, adesione alla forma ed alla sostanza delle leggi, le prossime sfide, innanzi tutto quelle del 1° contratto di diritto pubblico della Dirigenza Penitenziaria.
Nella nostra concezione della Dirigenza Penitenziaria, essa non costituisce una sorta di “riserva indiana”, bensì risulta naturalmente disposta ad un costante e progressivo processo di osmosi con il top di tutte le altre professionalità penitenziarie, capace di acquisirne le migliori attraverso i canali di arruolamento previsti dalla Legge MEDURI e che, de iure condendo, sarebbero da aumentare di percentuale, in quanto il passaggio, con le modalità di selezione previste dalle norme, di appartenenti al Corpo della Polizia Penitenziaria, dei ruoli tecnici ed amministrativi di tutte le altre espressioni impiegatizie degli operatori penitenziari, consentirebbe di mettere a frutto concrete esperienze di lavoro e perfezionare vocazioni professionali di speciale rilevanza, riscontrabili, di regola, in quanti operino all’interno del complesso mondo penitenziario.
Insomma, è proprio il personale penitenziario il primo e migliore bacino di risorse umane che può dare linfa e forza alla Dirigenza Penitenziaria non solo dell’oggi, ma anche del futuro.
Comprenderete, quindi, come non soltanto siano fuorvianti le affermazioni di quanti ci considerino “paladini” di poteri “forti e di categoria”, in realtà siamo rappresentanti di “pensieri forti”, di “progetti sistemici”, di “una complessità che va governata” per contribuire a fare una sicurezza certa, espressione di una giustizia mite ma che non è rinunciataria, per fare rieducazione, per promuovere il reinserimento “possibile” e per far crescere i processi democratici all’interno della nostra società, non solo italiana, bensì oramai transnazionale.
Grazie, quindi, anche a nome di tutto il Direttivo, per la fiducia che ci avete accordato in questi anni difficili e che dovranno condurci, insieme alla CISL, al più presto, ad avere anche nella massima espressione del Dipartimento un Dirigente Generale che provenga dai ruoli della Dirigenza Penitenziaria, qualunque possa essere stata la sua “origine” iniziale. Noi, a differenza di altri, non facciamo propaganda all’occorrenza: da sempre sia la CISL che il SIDIPE sono stati i sostenitori dell’esigenza irrinunciabile che, quale vice capo del DAP, dovesse essere un Dirigente proveniente dalla carriera interna. Ma i tempi e la complessità della missione istituzionale del DAP adesso impongono scelte ancora più coerenti, capaci di liberare le migliori professionalità manageriali interne: oggi, l’obiettivo, insieme alla CISL e solo con la CISL, è quello di favorire, con il confronto serrato e le migliori argomentazioni, l’insorgere delle condizioni che ci consentano di pretendere a capo del DAP un Dirigente Penitenziario.
Il Segretario Nazionale
Dr. Enrico SBRIGLIA

 

 

 

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