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COMUNICATO - INCONTRO CON IL SOTTOSEGRETARIO DELLA GIUSTIZIA ON. AVV. GIUSEPPE VALENTINO  22/10/2004
Ieri pomeriggio, 21 ottobre, in una giornata convulsa, dove divampavano le polemiche riguardanti la riforma dell’ordinamento giudiziario e l’attenzione politica sembrava rivolta, esclusivamente, alla questione della previsione o meno dell’esame psico-attitudinale nel concorso per accedere alla magistratura, una delegazione del direttivo del SI.DI.PE. aff. CISL-fps, insieme con il sottoscritto ed il Presidente FARAMO, veniva ricevuta, in Via Arenula, dal Sottosegretario alla Giustizia, On. Avv Giuseppe VALENTINO il quale, evidenziando di conoscere a fondo le problematiche della categoria, le quali – per il vero – sono in gran parte quelle della stessa amministrazione penitenziaria, confermava e confortava l’appoggio di Lui e va da sé, del Governo (il quale, con altri precedenti atti, aveva già chiaramente mostrato il rinnovato interesse verso le delicate questioni penitenziarie…) perché fosse portato avanti il processo di riforma del settore penitenzarioche riguarda (dopo la riformulazione dei ruoli direttv e dirigenziali del Corpo della Polizia Pentenziara e la riqualificazione dei profil professonali minsteriali, e che risultano comunque da noi drett per quanto, nella sostanza, c abbiano fnanche superato dalpunto di vista economco e di progressione di carriera…) fnalmente i direttori pentenzari.
Essi infatti, si voglia per il numero limitato, inversamente proporzionale per il carico di responsabilità che sono chiamati ad assicurare alla Nazione sul delicato fronte della sicurezza nelle carceri e del trattamento rieducativo dei detenuti, nonché nella c.d. “area penale esterna”, che per l’acquisita e ragionata copertura finanziaria del provvedimento, attendono la rapida approvazionedefintiva del disegno di legge “MEDURI”.
I DDL, ricordiamolo ancora una volta, rappresenta un atto di giustiza, seppure tardiva, posta in essere da soggetti politici che nulla, si ripete nulla, hanno da spartire con quanti noti, precedentemente, ed in “odio alla categoria”, vollero umiliarci, calpestare la nostra dignità di speciali servitori dello Stato, gettarci in pasto agli attacchi i più virulenti e scomposti di un sindacalismo da noi percepito, spesso, senza scrupoli, talvolta addirittura reazionario e, nel contempo, anarcoide, imbastito di pseudo-ideologie e distante anni luce da quella idea di Stato, di legalità dei comportamenti, di spirito di servizio a favore della comunità che suscita naturalmente il bisogno di offrirsi alle istituzioni, giammai di combatterle, deriderle, disprezzarle, fingendo di non carpirne le obiettive ed incolpevoli difficoltà.
Senza infingimenti, abbiamo – nel corso dell’incontro – che ha visto i colleghi e le colleghe, lontani da ogni metus reverentialis, seppure all’interno di una cornice di rispetto (perché siamo stati formati in tal modo) verso l’alto rappresentate del Governo, stigmatizzare le contraddizioni dell’attuale collocazione normativa dei direttori penitenziari, dove ci è stato assegnato il ruolo di meri impiegati ministeriali, a patto che – però – NOI non si utilizzi gli strumenti di rappresentatività, di tutela sindacale e di impegno personale, con il relativo contributo d’intelligenza, a favore della sigla con la quale siamo affiliati e che per prima ha compreso la nostra fatica ed il reale desiderio di miglioramento del sistema, perché ciò per alcuni (e mi dispiace in quanto, di taluni di essi, ho spesso ammirato l’onestà intellettuale…) addirittura costituirebbe “scandalo” ed inquinerebbe la prossima consultazione elettorale per il rinnovo delle rappresentanze RSU.
Praticamente, NOI, del SIDIPE – Aff. CISL fps, dovremmo con sufficienza e mantenendo una distanza di sicurezza, collocarci semmai in opposizione nei riguardi della CISL-fps, quasi che fossimo dissociati e dovessimo vergognarci di una appartenenza condivisa di principi di libertà sindacale e di impegno nel sociale penitenziario.
Nel corso dell’incontro con il sottosegretario VALENTINO, abbiamo ribadito la nostra lealtà e la nostra collaborazione verso il Governo e le sue direttive.
Se in passato, come è dimostrabile in ogni momento, non abbiamo fatto venire meno il nostro impegno verso quanti ci avevano sottratto diritti sicuramente acquisiti, come avremmo potuto essere di meno verso il Governo attuale e la Sua maggioranza che finalmente si erano accorti del problema dei direttori penitenziari degli istituti, dei centri di servizio sociale, degli OPG, delle Scuole, PRAP e DAP riconoscendo ad essi che, con il loro costante impegno, avevano fortemente contribuito ad evitare il collasso dell’intero sistema ?
Quando mai, negli anni precedenti, taluno dei Governi “illuminati” nelle dichiarazioni e astiosi nei provvedimenti, aveva previsto un riconoscimento economico finalizzato ai direttori penitenziari ?
Quando mai, negli anni precedenti, le maggioranze si erano riconosciute in progetti di riforma che riguardassero i direttori penitenziari, riconducendone la disciplina giuridica a quella, tra l’altro, anche indicata da convenzioni internazionali in materia di sistema penitenziario ?
Quando mai rappresentanti apicali del Governo e del Parlamento avevano dedicato, più volte, la loro attenzione, approfondimenti, sostanzialmente riconoscimenti verso la nostra categoria, ricevendo le nostre rappresentanze non in frugali e distratti incontri ma con l’attenzione e la sensibilità che certamente, al pari di altre categorie apicali di servitori dello Stato, riteniamo di meritare ?
Nell’incontro con il Sottosegretario VALENTINO abbiamo sottolineato la nostra affidabilità istituzionale, il nostro spirito di sacrificio che ci spinge ogni giorno a rinunciare alle “comodità” di norme contrattuali che non sono “funzionali” al sistema penitenziario, che secondo degli sciocchi o, ancor peggio, di quanti operano non per migliorare il sistema, bensì per metterlo in difficoltà, vorrebbero vedere i direttori impegnati dalle 8.00 alle 14.00, reperibili per alcune ore prefissate nel corso del mese, fare la settimana corta non lavorando il sabato, indifferenti a proteste collettive e/o singole di detenuti, indifferenti a situazioni critiche, problematiche anche drammatiche che si realizzassero semmai di notte e/o in giorni festivi: meri “travet” di sistemi burocratici dove la carta vale ben più della persona, ancorché detenuta, ancorché ove fosse un dipendente in difficoltà, ancorché si verificassero situazioni pericolose per la collettività, pure quella fuori il carcere.
Abbiamo lasciato l’incontro soddisfatti, non soltanto per quello che auspichiamo potrà essere di qui a non molto, ma ancor di più per lo spessore umano, la competenza giuridica e la sensibilità che abbiamo incontrato e che ci induce a ritenere con convinzione che lo Stato c’è ancora, che lo Stato sa ancora riconoscere le differenze, ridando fiducia e motivazione a quelle donne (e permettetemi l’inciso, in quanto se è difficile, faticoso, estenuante essere direttori maschi, lo è ancor di più, incommensurabilmente di più, se si è donna, costrette a forzare quella sfera di sensibilità di madri e mogli insieme, perché obbligate a rinunciare, non di rado, a momenti della vita familiare dove la figura femminile, con la sua peculiarità, intelligenza e profondità, contribuisce a migliorare il clima complessivo del nucleo familiare, per la sua capacità di porsi, soprattutto in situazioni difficili, verso i figli, verso il compagno) che spesso governano realtà complesse, grandi istituti penitenziari, importanti centri di servizio sociale, scuole, e che, insieme ai loro colleghi uomini, reggono di fatto il sistema penitenziario italiano.
Abbiamo, di regola, direttori uomini e donne che non conoscono le assenze per malattia, non perché siano più forti e sani di altre categorie, ma perché antepongono l’interesse della collettività al loro diritto alla salute.
Il paradosso è che, semmai, ad ogni incidente di percorso nella loro vita professionale, sentiranno la minaccia dell’umiliazione del “trasferimento” d’ufficio, mentre per altri dipendenti questa soluzione, ove si ritenesse opportuna, difficilmente verrebbe poi di fatto realizzata perché i destinatari “intoccabili” e/o in convalescenza lunga…
Il Governo ha capito, il Governo sta capendo, il tempo delle ipocrisie forse, ripeto forse, sta finendo, finalmente…
La “MEDURI”, quindi, è il primo dei nostri obiettivi, ma occorre mantenere alta la mobilitazione di tutta la categoria: ogni direttore d’istituto (C1, C2, C3, 1° Dirigente, Dirigente Superiore, etc.), di centro, di OPG, qualunque sia l’ufficio e/o il servizio ove operi, deve, quantomeno, contattare personalmente tutti i parlamentari presenti nel proprio collegio, con priorità quelli della Camera dei Deputati, e chiederne il solenne impegno morale affinché non soltanto sostengano il DDL ma che ne divulghino i contenuti, chiedendone l’adesione a quegli onorevoli che non lo conoscano.
Su internet è possibile conoscerne l’indirizzo di posta elettronica, il collegio elettorale, etc.
Bisogna vincere ogni indugio, la maggioranza dei consensi deve essere schiacciante, compatta, coinvolgendo tutte le parti, anche quelle allocate all’opposizione, soprattutto se nella stessa vi fossero deputati davvero preoccupati ed attenti verso i problemi del penitenziario.
Sapere, infatti, che la maggioranza politica si mostri favorevole al progetto, seppure gratifichi moralmente, non assicura e non copre al 100% il risultato che noi vogliamo.
A volte basta poco perché scenari ritenuti “pacifici” si capovolgano: circostanze queste comprensibili lì dove i sistemi democratici riflettano il principio di libertà e non siano costretti a regie “bulgare”; soltanto gli irresponsabili e demagoghi possono ritenere che, acquisito il consenso informale della maggioranza, la cosa sia naturalmente compiuta.
In realtà è possibile che, ad esempio, per fatti contingenti il numero legale possa venire improvvisamente a mancare (parlamentari in missione altrove, parlamentari contestualmente impegnati in compiti di governo, estemporanee assenze non programmate, etc.), o che si determinino impreviste sfavorevoli coincidenze capaci di allungare i tempi d’approvazione.
Noi, invece, si deve essere sicuri che la maggioranza non si distrarrà, che l’opposizione comprenderà il significato “trasversale” di un riconoscimento ad una carriera unica nel panorama statale e supererà i non sempre lungimiranti confini ideologici o di bandieretta.
Ecco perché dobbiamo insistere, insistere ed insistere ancora, gettando sul tappeto tutte le nostre abilità nell’intessere rapporti con le istituzioni, ancor di più se di emanazione politica, impegnando proprio in questi giorni e settimane tutta la nostra credibilità sul territorio, invocando l’appoggio della società civile, etc. Siamo davvero alla fine del percorso, dobbiamo stringere i denti e dare, ciascuno di NOI, il proprio contributo di passione e d’intelligenza.
E’ l’ora dell’azione e non quella di piangerci addosso.
Sappiamo di trovare interlocutori attenti e disponibili, il sottosegretario VALENTINO sta lì a provarcelo (ricordiamo anche l’attenzione dedicataci dalla Presidenza del Consiglio e dalla Vice Presidenza, dal Presidente della Commissione Giustizia al Senato CARUSO, dai Senatori VIZZINI, ZICCONE, NANIA, BORIA, RAGNO, dai Ministri GIOVANARDI, GASPARRI… solo per citarne alcuni); alcune nostre delegazioni hanno già incontrato, proficuamente, nei giorni scorsi, diversi componenti delle commissioni alla Camera dei Deputati interessati al DDL, mettiamocela tutta, insieme ce la faremo !
Il Segretario Nazionale
Dr. Enrico SBRIGLIA

 

 

 

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