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COMUNICATO - LETTERA AI COMPONENTI DELLA COMMISSIONE GIUSTIZIA  01/10/2004
Al Sig. Presidente della Commissione Affari Costituzionali CAMERA DEI DEPUTATI Avv. On. Donato BRUNO
A tutti i Sigg. On.li Componenti Commissione Affari Costituzionali CAMERA DEI DEPUTATI
A nome dei direttori penitenziari e di centro di servizio sociale, di quanti dirigono le strutture carcerarie anche sanitarie e psichiatriche, che operano nei provveditorati regionali, negli uffici centrali, nelle scuole di formazione professionale della Polizia Penitenziaria, etc., prego vivamente le SS.LL. di sostenere, con la propria sensibilità politica, il DDL n. 5141 (c.d. “MEDURI”, come dal nome del primo parlamentare firmatario al Senato) sulla dirigenza penitenziaria, il quale rappresenta un atto, seppure tardivo, di ragionevolezza e giustizia nei riguardi degli appartenenti alla categoria i quali, fino ad oggi, e ancor più nel prossimo futuro, non hanno mancato e non mancheranno di continuare a servire lealmente, in un’ottica imparziale e nel rispetto dei diritti delle persone detenute, i quali non sono certamente disgiunti dalle concorrenti pretese di sicurezza dei cittadini, le istituzioni dall’interno e nell’interno delle carceri italiane.
Questa Organizzazione Sindacale, costituita esclusivamente dai predetti funzionari, cioè da c.d. quadri dell’ex carriera direttiva i quali, per poter accedere alla professione dall’esterno, devono essere laureati e forniti di specializzazione post-laurea, che risultano di regola abilitati alla professione legale, che spesso sono chiamat come esperti pesso università, scuole, che con la loro ativà di mediazione ed alta vigilanza agevolano i conatti tra la cd. “società civile”, il mondo del volontariato e il mondo di quanti sono “esclusi”, aveva negli anni scorsi più volte, per molto tempo, troppo tempo, denunciato la disattenzione che si era abbattuta su di essi, abbandonati a loro stessi, costretti a trattamenti giuridici ed economici a dir poco umilianti, se confrontati con quelli di altre categorie di lavoratori pubblici e finanche dello stesso Ministero della Giustizia, per quanto alcuna oggettiva rivisitazione delle loro attribuzioni e compiti venisse rielaborata, rimanendo essi, per quel principio di unicità di comando e funzione che deve ritrovarsi in certi ambiti complessi di responsabilità, i maggiori referenti dei servizi istituzionali ad essi demandati sul territorio.
Essi, quindi, continuavano a rimanere “direttori” per soli “titolo” e doveri, ma non nel corrispettivo di attenzione e premialità che costituiscono i supporti parimenti elementari e necessari ogni qualvolta lo Stato abbia inteso sottolineare la funzione di alta rilevanza pubblica che talune categorie di suoi speciali servitori sono chiamati ad assolvere; è paradossale, ma basterebbe riflettere sul fatto che, a seguito dell’equiparazione che nel 1997, attraverso legge finanziaria, vi fu dei direttori alla generalità dei dipendenti pubblici c.d. “ministeriali” (fino a quel momento erano equiparati ai pari grado dei ruoli direttivi dei funzionari della polizia di stato…), è venuto perfino meno il dovere di “promessa solenne” e giuramento alla Costituzione rimasto, invece, per altre categorie speciali di funzionari pubblici (prefetti, magistrati, appartenenti alle forze armate e di polizia, …).
Le carceri e tutti i servizi penitenziari, da quel momento, potevano e sarebbero stati affidati a funzionari che non giuravano più fedeltà alla Costituzione ed alle leggi italiane; su di essi sarebbero dovuti gravare i comuni doveri di ogni generico dipendente pubblico che, a seguito dei processi di riforma del rapporto di lavoro, nell’ambito della c.d. “privatizzazione del rapporto di pubblico impiego”…
La generalità dei Direttori, nei comportamenti e nel mantenimento dei propri doveri (i quali non sono, ovviamente, quelli di regola cristallizzati in indifferenziati contratti collettivi nazionali di lavoro, nella parte dove sono indicati i c.d. “codici di comportamento”), e che discendono dal profondo di una mission istituzionale unica e difficile, continuarono – e ancora continuano – a porsi completamente a disposizione dello Stato e della volontà di Riforme che dal mondo della politica promana, svolgendo i propri compiti diuturnamente, non conoscendo pause, settimane corte, part-time, etc. (si può abbandonare il carcere in casi di rivolta, protesta, o anche solo a fronte di improvvise problematiche che si riflettando sulla sicurezza della collettività “libera” e/o sulla salute, integrità fisica e morale o sullo stesso diritto di difesa di un detenuto ???): eppure sono pagati per il massimo di sei (diconsi sei) reperibilità al mese, mentre in realtà lavorano e sono impegnati tutti i giorni, tutte le notti ove ve ne fosse l’esigenza, in quanto il carcere e le sue complicanze non conosce soluzioni di sorta.
Il Governo attuale, nel suo programma, riconoscendo nei Direttori un cardine fondamentale nel quadro complessivo della sicurezza dello Stato, aveva tra i suoi punti anche quello della ridefinizione della figura del direttore-dirigente penitenziario ed il Parlamento, per la prima volta, con la legge finanziaria del 2002, ha riconosciuto delle gratifiche significative nei riguardi della categoria seppure per gli anni 2003 e 2004.
Ora, con l’auspicata approvazione del DDL 4151, finalmente si sanerebbe una situazione ingiusta e si ridarebbe dignità ad una intera categoria al servizio della collettività. E’ appena il caso di ricordare, tra l’altro, che il DDL ha la necessaria copertura di spesa, talché non costituirà “sorpresa” per le casse dello Stato.
Confidando, quindi, nella favorevole attenzione che le SS.LL. sapranno dedicare, questa O.S. confida nel rapido e positivo prosieguo dell’iter legislativo affinché, finalmente, partendo proprio dalla dirigenza penitenziaria, dopo avere riformato più volte il Corpo della Polizia Penitenziaria, prevedendone, giustamente, i ruoli direttivi che prima erano assenti, ma che non hanno “spostato” o ridotto le responsabilità dei direttori penitenziari, si riprenda una forte discussione sul sistema penitenziario e sulle sue finalità.
Ricordo alle SS.LL. che già da anni si vedono affiancati magistrati e direttori penitenziari che presso il Dipartimento dell’Amm.ne Penitenziaria svolgono analoghe funzioni, però solo nei riguardi di quest’ultimi si registrano disattenzioni ed irragionevoli disparità di trattamento: un tanto non è giusto, soprattutto ove si facessero dei confronti con i trattamenti riservati, in ambito europeo, ai funzionari direttori che dirigono le realtà penitenziarie nei singoli Stato.
Con sincera cordialità e fiducia.
Il Segretario Nazionale
Dr. Enrico SBRIGLIA

 

 

 

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