>> indietro | |
COMUNICATO - "GRAZIE SENATO" APPROVAZIONE DDL "MEDURI" | 14/07/2004 |
Estratto dal resoconto stenografico dei lavori del Senato di questa mattina, 14 luglio 2004. |
|
MEDURI ed altri. – Delega al Governo per la disciplina dell’ordinamento della carriera dirigenziale penitenziaria (Votazione finale qualificata ai sensi dell'articolo 120, comma 3, del Regolamento) (Relazione orale) |
|
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge n. 1184. Ricordo che nella seduta antimeridiana del 7 luglio su tale votazione è mancato il numero legale. Passiamo alla votazione finale. Votazione nominale con scrutinio simultaneo PRESIDENTE. Ai sensi dell'articolo 120, comma 3, del Regolamento, indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, del disegno di legge n. 1184, nel testo emendato, con l'intesa che la Presidenza si intende autorizzata ad effettuare i coordinamenti che si rendessero necessari. Dichiaro aperta la votazione. (Segue la votazione). Il Senato approva. (v. Allegato B). Si, il Senato della Repubblica, la Sua Maggioranza, ha approvato il DDL “Meduri” sulla dirigenza penitenziaria ! Quando questa mattina lo stesso Presidente della Commissione Giustizia, Sen. Antonino CARUSO mi ha informato personalmente dell’avvenuta approvazione del DDL Meduri al Senato, ho provato una gioia immensa perché ho interpretato come atto di serena, e meritata, giustizia il risultato ottenuto grazie alla fiducia che siamo riusciti, tutti NOI, attraverso un filo che unisce tutte le diverse segreterie che si sono avvicendate nel SI.DI.PE. In questi anni difficili, a conquistare tra i parlamentari ed il Governo, una fiducia che è direttamente proporzionale al nostro quotidiano impegno, al nostro sentirci, per davvero, LEALI SERVITORI DELLO STATO, delle sue istituzioni, della Comunità. Metà della strada risulta quindi, ormai, percorsa, ma – pur non potendo non sentirci, anche solo per un momento, inebriati da questa storica conquista della categoria – non possiamo e non dobbiamo permetterci il lusso di cullarci sugli allori. Il risultato, tengo a precisarlo, è conseguente ad un lavorio talvolta silente, tal’altra visibile di tutta la segreteria nazionale, dove tutti noi siamo eguali e tutti dobbiamo offrire il proprio personale impegno. Ogni vice-segretario nazionale, insieme con il nostro Presidente FARAMO, hanno fatto la propria parte, al Centro ed in Periferia, contattando senza indugio i parlamentari ed i componenti governativi che fossero sensibili alle problematiche penitenziarie, senza manifestare riserve ideologiche di sorta, perché NON miriamo, come taluni vorrebbero attribuirci, a fini egoistici ed individuali, bensì al riconoscimento di un principio di giustizia che finalmente ci ripaghi delle disattenzioni e dei malcelati maltrattamenti che altri, per ragioni che non possono essere altro se non di tipo “ideologico”, ci hanno in questi duri anni riservato, in odio alla categoria ed a quello che la stessa, agli occhi della società civile e delle istituzioni, continua a rappresentare, come punto fermo e sicuro riferimento di equilibrio e legalità all’interno del sistema penitenziario italiano. Sbagliano quanti credano che noi si voglia chiudere in una sorta di irragionevole e anacronistica “aristocrazia burocratica penitenziaria”: vogliamo soltanto ricordare e rappresentare le evidenti diverse responsabilità che corrono tra gli operatori penitenziari e tutte le altre categorie professionali ministeriali e, all’interno del mondo penitenziario, quali peculiarità e gravosi impegni ci distinguano dall’altro personale penitenziario, ugualmente quest’ultimo sottoposto a particolari e singolari carichi di lavoro assolutamente non paragonabili a quelli di altri lavoratori del Comparto Ministeri. Sbagliano quanti ritengano che NOI non si auspichi un ruolo dirigenziale della polizia penitenziaria che, invece, riteniamo necessario ed imprescindibile all’interno di un modello organizzativo che non può fermarsi al solo ruolo direttivo del Corpo, ma questo non significa che si sia disposti ad accettare, senza diritto di costruttiva critica, delle ipotesi ordinamentali le quali, alla luce del nostro diritto costituzionale, del diritto internazionale penitenziario, del buon senso e della ragionevolezza, appaiano squilibrate, para-militarizzanti di un sistema che, invece, deve essere aperto al confronto con la società civile e che sia costantemente in grado di soppesare, cum grano salis, le esigenze fondamentali della sicurezza con quelle, parimenti irrinunciabili, di un sistema basato sulla legalità sostanziale, sul rispetto dei diritti umani, sul recupero dei detenuti e sulla costante trasparenza dei procedimenti e dei provvedimenti che incidano sulla vita delle persone che sono sottoposte alla nostra custodia. La sicurezza alla quale noi miriamo, non è soltanto la sicurezza di un momento, quello della riduzione della libertà di una persona sottoposta alla carcerazione, ma qualcosa di più grande e di più articolato e complesso, il nostro deve essere il contributo ad una “sicurezza globale” a favore della nostra Comunità, che tenga conto del “prima” della carcerazione, gestisca il “presente” e non pregiudichi “il futuro” del detenuto e della società che gli sta intorno. Inverosimile e sconcertante, perché semplicemente FALSA, è la rappresentazione di quanti individuino esclusivamente nella polizia penitenziaria il compito istituzionale esclusivo della sicurezza; la sicurezza ed il contributo per essa, infatti, se soltanto taluni avessero appena un po’ di dimestichezza con le carceri e la sua umanità, scoprirebbero che perviene da parte di TUTTI GLI OPERATORI PENITENZIARI, non c’è trattamento, infatti, se non c’è sicurezza e non c’è sicurezza se non c’è trattamento. Non c’è sicurezza se non c’è attenzione agli aspetti amministrativo-contabili di un Carcere; non c’è sicurezza se non c’è attenzione alle problematiche sanitarie della popolazione detenuta; non c’è sicurezza se non c’è attenzione ai bisogni morali, culturali e di sensibilità religiosa dei detenuti. Chi estrapola, tagliandolo chirurgicamente, il “proprio compito istituzionale” rispetto agli altri fondamentali e complementari insieme, o non sa REALMEMENTE nulla di carcere o è in malafede. I Direttori d’istituto e di centro S.S. hanno il compito di sovrintenderne la complessità, di evitare pericolosi squilibri di tendenze, di regolamentare costantemente la vita d’istituto ai principi giuridici informatori del sistema penitenziario italiano e, non da ultimo, di governare gli aspetti gestionali complessi della cittadella penitenziaria e l’area penale esterna, senza che prevalgano “clan”, “tessere”, famiglie, movimenti correntizi e/o altro e/o ci sia il disinteresse del territorio. I Senatori della Repubblica hanno compreso tutto questo, e non posso non sentire il dovere di ringraziarli ancora una volta. In particolare, e solo per motivi di spazio, non potendo citare i tanti, i più, di tutte le forze politiche di maggioranza e i diversi, coerenti e leali, dell’opposizione che pure hanno mostrato interesse al DDL, ripeterò quanto detto ieri, in un’agenzia di stampa, dal Sen. Antonino CARUSO, allorquando ha descritto i Direttori Penitenziari quali appartenenti ad una Categoria di servitori dello Stato “silenziosa e rigorosa”. Grazie Senatore, Grazie Senato, Noi continueremo a fare il nostro dovere, come sempre, con la differenza che oggi, finalmente, non ci sentiamo più soli. Concludendo, invito tutti i colleghi, insieme con gli amici del Coordinamento Nazionale Penitenziario della CISL, ad una rinnovata mobilitazione individuale e collettiva affinché la Camera dei Deputati sia sensibilizzata a dar corso, nel modo più celere possibile, all’approvazione definitiva del DDL che, per chi non lo avesse ancora capito, segnerà finalmente una svolta ed un progresso reale non soltanto in capo ai Direttori penitenziari d’istituto, di centro, di OPG e di tutte le articolazioni amministrative che vedano direttamente impegnati i colleghi, ma di tutta l’amministrazione penitenziaria. Oggi è un gran giorno, ma è solo un giorno: dipenderà dal nostro effettivo corale impegno il risultato di una attenzione “duratura” verso la nostra difficile ed importante professione. |
|
Il Segretario Nazionale | |
Dr. Enrico SBRIGLIA | |