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COMUNICATO - IN MATERIA DI ESECUZIONE PENALE ESTERNA E RIORGANIZZAZIONE DEI SERVIZI 07/07/2004
I Direttori di CSSA chiedono l’appoggio e il sostegno di tutti i Colleghi per contrastare l’azione strumentale della CGIL, concretizzatasi in forma di “ Documento di analisi critica e proposte per il futuro dell’E.P.E. e dei CSSA”, volta a boicottare ogni iniziativa di modifica dell’assetto organizzativo dei CSSA che non preveda, demagogicamente, al suo interno un appiattimento tra le varie posizioni lavorative.
In tale documento sul “…futuro dell’E.P.E. e dei CSSA”, la CGIL esprime “ la più ferma contrarietà a ogni processo controriformatore di stampo autoritario”, cioè all’approvazione del disegno di legge “Meduri”, in quanto tale approvazione condurrebbe a “ una nuova dirigenza sovradimensionata”, affermazione assolutamente non rispondente alla realtà dei numeri. Non solo: dimentica e non dice, la CGIL, di aver sostenuto, per il Comparto Ministeri, processi di riqualificazione di massa a conclusione dei quali nel contesto penitenziario ancora si attende –dopo ben due anni!- che venga attuata la prevista mobilità del Personale riqualificato nella posizione economica C3, con la visibile conseguenza di avere in alcune sedi lavoratori C3 in soprannumero e in altre, invece, in forte carenza ( talvolta anche totale), con problemi organizzativi e conflitti gestionali che certo non giovano all’immagine del Servizio, all’utenza e alla operatività quotidiana. Ma questo la CGIL nel suo lungo documento non lo analizza e non lo dice…..per esempio, non ne fa alcun cenno laddove, senza paura delle parole, parla di: “ brutali alterazioni degli equilibri su cui si regge il sistema penale e penitenziario”.
Orbene, si giochi a carte scoperte: una cosa è garantire la partecipazione, ai vari livelli decisionali, di tutte le figure professionali, i cui apporti in termini di proposte, suggerimenti etc. sono stati e sono preziosi e irrinunciabili, sono espressione non solo di “ processi di costruzione condivisa della politica del servizio” e di un taglio manageriale nella gestione, ma anche di una vera e sostanziale democrazia.
Altro, invece, è voler riproporre e riaffermare le vecchie modalità di “gestione assembleare” o “cogestione”all’interno dei CSSA, ( fatta salva, però,”la responsabilità ultima del Direttore” quando ci sono responsabilità da attribuire).
Se con l’introduzione delle misure alternative nell’O.P. nel 1975 è finito il monopolio del carcere come modalità di esecuzione delle pene, oggi i tempi sono maturi perché, anche in Italia, l’esecuzione penale esterna, sistema giuridicamente articolato e complesso ( “attuazione mediata della volontà della legge” la definiscono i testi di procedura penale) non sia più “appiattita” sul piano operativo e funzionale su di una sola figura professionale.
Occorre che, all’interno dei futuri Uffici dell’Esecuzione Penale Esterna, agli Assistenti sociali siano attribuiti i compiti propri della professione, che tali Servizi siano diretti con chiarezza di ruolo e funzioni e che siano integrati con le altre figure professionali idonee e necessarie a portare a compimento la “mission” istituzionale.
Il Segretario Nazionale
Dr. Enrico SBRIGLIA

 

 

 

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rassegna stampa su www.studiocataldi.it