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COMUNICATO - PERCHE' C.I.S.L. 24/02/2004
Dal 12 febbraio scorso, il SI. DI. PE. (Sindacato dei direttori e dirigenti penitenziari) è affiliato alla CISL - FPS. Dal 12 febbraio scorso il SI. DI. PE. smette gli abiti stretti del sindacato che si interessava esclusivamente dei funzionari direttori penitenziari di istituto, di centro di servizio sociale, di O.P.G. per concorrere, insieme alla CISL - FPS , al necessario ed ineludibile cambiamento sistemico che dovrà interessare tutto il mondo del pubblico impiego e, in particolare, quei settori di peculiare rilevanza che, ancor di più se si andrà verso forme di maggiore devoluzione di funzioni dallo Stato centrale agli Enti Locali, perché strategici e, come quello penitenziario, sensibili sul piano della sicurezza dei , cittadini, potranno esigere, con il necessario consenso delle parti sociali, un diverso rapporto di lavoro, ancora più pregnante, ancora più responsabile, ancora più speciale. Non a caso, per i direttori penitenziari (indicando con tale allocuzione tutti i funzionari responsabili di strutture e servizi penitenziari intra ed extra-murari, nonché regionali, di formazione e dipartimentale), si parla da qualche tempo di una riforma epocale non tanto e solo per i contenuti, per così dire "economici", i quali certamente non devono essere mai trascurati se si vogliono speciali performance professionali, ma per quel che c'è di introspettivo, ma per quel che vogliono rappresentare come esigenza di peculiare interesse pubblicistico, e perciò da qui l'esigenza che si dia origine ad un rapporto nuovo di lavoro di diritto pubblico, esclusivo, di speciale rilevanza pubblica, fulltime, affinché possa per dawero rispondere al bisogno costituzionale, largamente invocato dalla collettività, di legalità, trasparenza, imparzialità che soltanto attraverso una formulazione contrattuale diversa e distinta dalla generalità di quelle in uso nel pubblico impiego (dove negli anni si è assistito ad un processo di "privatizzazione", determinando quasi un ossimoro concettuale) possa garantire un'esecuzione penale rispettosa dell'art. 27, comma 3° della Costituzione. Come per i magistrati, come per i diplomatici, come per i prefetti, così per i direttori penitenziari si chiederà il riconoscimento di una loro specialità in quanto essi, con il loro fare, incidono, concretamente, su uno dei beni fondamentali dei cittadini, la libertà, che ~ seppure può essere compressa come spazio temporale e di opportunità dalla decisione di un giudice, sul piano della qualità della vita nel corso della detenzione, risulterà condizionata fortemente dalla capacità di quanti, direttori, sapranno con imparzialità, con equidistanza, con doveroso senso di umanità, costantemente bilanciare le esigenze di sicurezza collettiva con quelle, altrettanto importanti, del rispetto della dignità delle persone detenute e/o ammesse alle misure penali esterne, qualunque siano le loro responsabilità, qualunque sia la loro colpa, vigilando affinché non si abbiano a realizzare abusi, bensì perché dal territorio e dalla società civile vengano offerte possibilità concrete di reinserimento e di cambiamento. Non più, quindi, una figura di Direttore meramente amministratore di risorse pubbliche e gestore di risorse umane, non più un direttore che supplisce, a causa della mancata previsione di quadri direttivi e dirigenziali idonei e propri della polizia penitenziaria al governo della stessa, non più un direttore che influenza nel bene o nel male la fondamentale attività rieducativi, a causa soprattutto dell'assenza di quadri direttivi e dirigenziali specifici dell'area trattamentale, bensì un "prison-manager", forte di un bagaglio professionale non solo specialistico, ma anche di spessore giuridico con impronta umanistica, che da direttore-dirigente coordini per dawero e vigili affinché ogni professionalità svolga, senza tracimare, quanto sia di propria competenza, all'interno di una unicità di fini che sono quelli espressi dalla carta costituzionale e da una tradizione mediterranea ed europea, espressione di società civile, che contraddistinguono il nostro . sistema penitenziario e, ancor di più, il nostro sistema democratico. 1 , L'eventuale approvazione del DDL "Meduri", infatti, rappresenterà solo il primo passo affinché da un "chiacchiericcio" penitenziario si passi ai fatti, affinché dalle mere belle intenzioni che hanno contraddistinto per decenni il governo delle nostre carceri si passi alle cose concrete, disegnando veramente il carcere del futuro che vorremmo vedere come presidio reale "del e sul" territorio di legalità, scuola di legalità, forum di legalità. L'auspicata legge "Meduri" darà quindi la stura ad un necessario ed ineludibile processo di riforma, che dovrà tra l'altro prevedere una nuova legge penitenziaria e un nuovo regolamento penitenziario, dove con chiarezza siano indicati i diritti e i doveri dei detenuti, le modalità per il loro effettivo esercizio, le modalità per la tutela giurisdizionale e amministrativa dei diritti insieme con le conseguenze chiare, normate, per il mancato adempimento dei doveri. Sarà parimenti necessario introdurre forme di incentivazione e di protezione concreta per il personale penitenziario tutto, al quale mai dovrà mancare il conforto e la considerazione della società civile e delle istituzioni, riprendendo quel sogno mai sopito della realizzazione di un apposito comparto dove convergano le migliori esperienze nel campo della formazione professionale, della scuola, della sanità e della sicurezza, nonché . permeabile ai suggerimenti e alle sollecitazioni che pervengono dal terzo settore. E' necessario, insomma, cambiare la marcia, smetterla con atteggiamenti rinunciatari, quasi come se fosse una pertinenza dell'esecuzione penale quella di non poter pensare in termini positivi e propositivi concreti. Per questo abbiamo pensato che, nel rispetto di un sano pragmatismo che crede si nella forza della volontà ma che è, e vuole essere, accompagnata anche da razionalità e moderazione, che disdegna le ideologie e che crede fortemente nell'autonomia del sindacato rispetto ai governanti del momento, di awicinarci e affiliarci alla CISL - FPS, un sindacato libero come il nostro, non ideologico, non subordinato a diktat di partiti e che non disdegna di dialogare con tutti, destra o sinistra che siano gli interlocutori, così come facciamo noi, direttori penitenziari, quando, senza giudicare, ci interessiamo delle persone che sono date alla nostra custodia affinché quel tempo, più o meno lungo, che spenderanno in carcere sia ben utilizzato, incida, come opportunità, nella loro esistenza, in vista di una libertà che non è soltanto quella dell'uscita dal carcere, ma soprattutto l'abbandono della irresponsabilità verso se stessi e verso quanti ci stanno attorno. Dal 12 febbraio, insieme con gli amici della CISL - FPS , questo obiettivo è più a portata di mano perché insieme si può, nell'autonomia, nella libertà e nel reciproco rispetto. Mi sia, nell'occasione, consentito di ringraziare tutti i componenti della segreteria nazionale del SI.DI.PE. e tanti dirigenti sindacali che, insieme con il Presidente, mi hanno . aiutato nel portare a termine questa operazione che ci consentirà di dare corpo e gambe anche alle organizzazioni regionali del sindacato, nonché di poter contare, a livello territoriale, sulle strutture della CISL - FPS, della sua consulenza interprofessionale e della sua rete di servizi. Infine, ma non per ultimi, voglio ringraziare l'amico TARELLI, Segretario Generale della CISL - FPS, di cui apprezzo lo spessore umano e la competenza, nonché l'amico MAMMUCARI, coordinatore responsabile del penitenziaro, il quale mostrando lungimiranza e saggezza, ha ben compreso come, attraverso l'affiliazione del SI.DI.PE. con la CISL si costruisse una stagione nuova tra le diverse categorie professionali, non più improntata al reciproco sospetto e belligeranza, bensì al rispetto ed alla condivis ione di valori di libertà, legalità e buona amministrazione che tutti, da destra a sinistra, certamente vogliono ma non sempre riescono a tradurre in fatti.
Il Segretario Nazionale
Dr. Enrico SBRIGLIA

 

 

 

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