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Best practices 17/02/2009
U R G E N T E 
Trieste 17-2-2009
Prot. n. 17MIN2009
Al Pres. Franco IONTA
Capo del DAP
R O M A
E, p.c.:
Al Sig. Ministro della Giustizia
On. Avv. Angelino ALFANO
R O M A
Al Provveditore Regionale Amm.ne Penitenziaria
B O L O G N A

 

 

            Oggetto: best practices – EMILIA ROMAGNA

 

 

            Egregio Sig. Presidente,                                                                          
in attesa dell’apertura del tavolo relativo al 1° contratto di diritto pubblico della dirigenza penitenziaria, Le chiediamo di emanare una direttiva che contempli, nel frattempo, il rispetto dei principi fondamentali, suscettibili di espansione e non di contrazione, in tema di rapporti tra la parte pubblica e le rappresentanze sindacali della dirigenza penitenziaria di diritto pubblico.
Per il vero, si è indugiato prima di stendere il presente invito, in quanto rappresenta la mortificante constatazione che nell’Amm.ne Penitenziaria, in talune realtà, non si è usi e/o non interessati al rispetto delle pratiche del confronto sindacale, proprie delle relazioni industriali, ed ancora si confida che possa trattarsi di una sequela di involontarie superficialità ed ingenuità.
In ordine di tempo, le problematicità più recenti ci sono state segnalate nella Regione Emilia Romagna, dove “incomprensibili” risultano essere i criteri adottati nell’assegnazione (…e rotazione) degli incarichi tra i dirigenti, ivi comprese le nomine c/o la Commissione Regionale di Disciplina.
Così come pure, ad esempio, risulta difficile cogliere la ratio dell’assegnazione, sembra per soli due giorni alla settimana, di un dirigente penitenziario, in servizio presso il Provveditorato, alla Casa di Lavoro di Castelfranco Emilia. Si chiede, al riguardo, come possa decollare quello che era un progetto ambizioso di una realtà penitenziaria finalizzata a svolgere un ruolo determinante, insieme alle altre strutture a detenzione attenuata, nel recupero di persone tossicodipendenti, tema così caro al Governo, al punto da prevederne un sottosegretariato “ad hoc” per le relative politiche.
Così come si ha notizia che siano state affidate presso il provveditorato, sostanzialmente sottraendole ai dirigenti penitenziari di diritto pubblico, delle funzioni, delegandole ad appartenenti ai ruoli direttivi del Corpo della Polizia Penitenziaria, nonostante si trattasse di settori di attività affidati, di regola, alla competenza dei primi, con l’ovvia conseguenza di svilirne la collocazione gerarchico-funzionale.
L’assenza di un ragionevole e possibile confronto la si rileva anche nel modo con il quale è utilizzata l’importante componente professionale, costituita dai ruoli direttivi della polizia penitenziaria, che nelle migliori intenzioni del legislatore e nelle aspettative del personale del Corpo, avrebbe dovuto prioritariamente spendersi all’interno degli istituti carcerari.
Così come non si comprendono, o meglio non sono stati esplicitati, i criteri di assegnazione, anche temporanea, nella titolarità della direzione della Casa Circondariale di Bologna, c.d. “Dozza”.
Eppure sappiamo di un dirigente penitenziario, di grande esperienza maturata in diverse realtà carcerarie, direttore di una struttura di particolare complessità in regione, il quale, pur avendo espresso il proprio interesse verso la predetta sede, non ha visto dar corso allo stesso, preferendosi invece un altro collega, anche a dispetto di una graduatoria dove il primo era pure inserito utilmente.
Eppure le cronache depongono per la necessità che l’istituto bolognese sia gestito da un dirigente esperito, sempre che la volontà dell’amm.ne sia quella di risolvere i problemi piuttosto che favorirne la criticità.
Tanti altri esempi potrebbero farsi, ma si preferisce per il momento terminare in modo propositivo e costruttivo, pregandoLa d’invertire la prassi finora adottata, imponendo la buona pratica, anzitutto presso i provveditorati, di interrelazionare correttamente, ancor di più nelle materie previste dal D.lgs. n. 63/2006, con le parti sindacali rappresentative della dirigenza penitenziaria di diritto pubblico, così come individuate ai sensi del Decreto del Ministero per le Riforme e Innovazione nella P.A., del 28.12.2007, posto che sarebbe profondamente scorretto che il ritardo, nell’apertura del tavolo di contrattazione presso la Funzione Pubblica, si traduca in una sostanziale elusione dei diritti e degli interessi legittimi dei lavoratori dirigenti penitenziari: un approccio ed una sensibilità diversa senz’altro contribuirebbe, visti i tempi, a migliorare la qualità dell’azione amministrativa penitenziaria.
Confidando nella Sua attenzione, si saluta davvero cordialmente.

Il Segretario Nazionale
Dr. Enrico SBRIGLIA

 

 

 

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rassegna stampa su www.studiocataldi.it