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COMUNICATO STAMPA 04/10/2010
“A PROPOSITO DI PIATTAFORME PENITENZIARIE GALLEGGIANTI”

Nel febbraio scorso, in occasione del Congresso del SI.DI.PE., mostrammo, grazie alla collaborazione della FINCANTIERI, dei modelli di CARCERI SU PIATTAFORME PENITENZIARIE.

Alcuni hanno ritenuto che  nostra fosse una sorta di provocazione o boutade, non invece una delle possibili e concrete soluzioni che potrebbero consentire di alleviare, e non di poco, la gravissima situazione carcerari da tutti noi, operatori penitenziari, subita, senza distinzioni di ruoli, gradi, CCNL di riferimento, etc.

Francamente vorremmo che coloro i quali dubitino sulla bontà della proposta di assumere le informazioni pertinenti; noi del SI.DI.PE., nel limite delle nostre possibilità, siamo disponibili, non avendo interesse a vantare la primizia di una risposta seria, concreta, attuabile in tempi realmente brevi, al fine di avviare realmente un cambiamento del sistema penitenziario il quale faccia perno sulla dignità non solo della persona detenuta ma anche degli operatori penitenziari, costretti questi ultimi, senza colpa alcuna, a lavorare all’interno di un contesto situazionale degradante, capace di stimolare sentimenti di conflitto e risentimento, che offende le coscienze di quanti credano in una “Giustizia Giusta”, in un sistema penitenziario coerente con i principi costituzionali che stabiliscono, senza se e senza ma, che la pena debba tendere alla rieducazione del condannato e non nel suo annientamento morale, trascinando, per contaminazione, anche quanti, lavoratori penitenziari, hanno scelto una missione istituzionale nobile, socialmente impegnativa, che vuole fare sicurezza recuperando e non ripetendo modelli di violenza strisciante ed istituzionalizzata.

Il progetto di Fincantieri delle piattaforme penitenziarie galleggianti prevede di ospitare 640 detenuti in 320 celle (doppie) di 16 mq e tutte dotate di bagno con doccia, fornello elettrico, ventilazione naturale e condizionata. Il progetto esposto per la prima volta durante il convegno del SI.DI.PE., prevede circa 5000 mq di spazi dedicati alle attività di trattamento, quasi 4000 mq di aree funzionali (sale colloqui, amministrazione, infermeria, sala conferenze, ecc) e 2700 mq di aree esterne per le attività sportive e “ricreative” delle persone detenute.

Sistemi modernissimi di  video controllo intelligente, attenzione ai sistemi di sicurezza ed ingegneria domotica costituiscono gli elementi di forza, finalizzati a tesaurizzare le risorse umane e le capacità di sorveglianza e di operatività delle stesse, esaltandone la professionalità specialistica di polizia penitenziaria, insieme con quella altrettanto peculiare degli operatori trattamentali.

Il fatto che ad affrontare il progetto sia un'azienda italiana leader nella costruzione di navi passeggeri, strutture cioè in cui lavorano, vivono e non in condizioni indegne, ma  in tutta sicurezza,  migliaia di persone ogni giorno, è una ulteriore garanzia per affrontare le specificità del sistema penitenziario con professionalità e concretezza. Tutto si può dire meno che tali piattaforme, le quali non sarebbero collocate in mezzo al mare, bensì sarebbero un mero prolungamento delle banchine, risulterebbero "anguste e per nulla sicure".
La possibilità di progettare queste strutture con logiche scevre dai condizionamenti del "si è sempre fatto così" è un'occasione straordinaria per evitare quegli sprechi che rendono le carceri italiane costose ed alienanti, sia per le persone detenute, alle quali dobbiamo “sottrarre” esclusivamente la libertà personale, che per gli operatori penitenziari, in primis quelli della polizia penitenziaria, costretti a vivere una quotidianità in contesti insicuri e disumanizzanti.
All'estero si possono trovare esempi positivi (Stati Uniti e Olanda) ed esempi negativi. L'esperienza del Regno Unito è risultata inadeguata perché si trattava di una costruzione progettata e realizzata per tutt'altro scopo e poi adattata a malo modo per usi penitenziari. In ogni caso, l'attuale primo ministro britannico, durante la sua campagna elettorale, ha dichiarato di voler valutare anche soluzioni galleggianti come possibile rimedio all'emergenza del sovraffollamento che pure nel Regno Unito si sta verificando.
Il progetto Fincantieri che abbiamo conosciuto prende le mosse dalla primaria esigenza di tenere in debito conto le specifiche esigenze di accoglienza dei detenuti e di sicurezza della Polizia Penitenziaria; ma soprattutto risponde alle  esigenze di trattamento e recupero dei detenuti, funzioni imprescindibili in qualunque progetto di carcere moderno.

Attardarsi ancora significherebbe non assumersi, con doveroso coraggio, la responsabilità di fare delle scelte innovative e con la definizione certa dei tempi di realizzazione, i quali, per noi tutti, devono essere velocissimi se non vogliamo davvero annegare nella ipocrisia delle lamentazioni e dei rinvii, mentre si susseguono i suicidi di detenuti e rischiamo di essere additati, dall’opinione pubblica internazionale, barbari e disumani.

E’ evidente che la risposta alle criticità penitenziarie non può essere soltanto quella della realizzazione di nuove strutture, essendo necessari processi riformatori in tema di misure alternative alla pena e di assunzione straordinaria del personale penitenziario, oggi fortemente sottonumero a fronte degli obiettivi di sicurezza e trattamento che devono essere conseguiti.

Il Segretario Nazionale
Dr. Enrico SBRIGLIA

 

 

 

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rassegna stampa su www.studiocataldi.it