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COMUNICATO - ATTENZIONE MESSAGGIO IMPORTANTE – POSSIBILE STATO DI AGITAZIONE 13/11/2010
A tutti i Dirigenti penitenziari di diritto pubblico LORO SEDI

Care colleghe e colleghi, affezionati Iscritti,

lo scorso 08 novembre, in Roma, il Consiglio Direttivo del SI.DI.PE., con il Segretario Nazionale Enrico SBRIGLIA, il Segretario Nazionale Vicario Rosario TORTORELLA, il Segretario Nazionale Aggiunto Francesco D’ANSELMO, i Consiglieri Silvia DELLA BRANCA, Francesco DELL’AIRA, Giuseppe DONATO, Angela GIANI’, Antonietta PEDRINAZZI, Salvatore PIRRUCCIO, unitamente al Presidente Cinzia CALANDRINO, ha fatto il punto della situazione sulla grave situazione penitenziaria italiana:

  1. sovraffollamento di persone detenute;
  2. mortificante carenza di risorse umane e finanziarie a fronte di una spavalda e vuota dichiarazioni di intenti da parte del Governo il quale, dopo aver “certificato” lo stato di emergenza, non ha adottato alcun provvedimento, concreto ed efficace, se non per risolvere, quantomeno per contrastare ed attenuare i problemi;
  3. disattenzione verso la specialità costituita dalla Giustizia Minorile, di cui non sembra riconoscersi l’evidente affinità  con il sistema penitenziario per detenuti adulti e che ad esso dovrebbe far capo in caso di riorganizzazione del ministero della Giustizia, e non certamente al DOG.

Il fantomatico “Piano Carceri” è evaso, di esso non vi è traccia, è spirato e si è trasformato in un “Piano Fantasma”, camuffatosi attraverso qualche padiglione rimesso in sesto, mentre le solenni dichiarazioni d'intenti rendono tragicomica la situazione.

Temiamo, ma saremo felici di essere smentiti, che non esistano neanche pallide idee di nuove carceri, giammai tradotte in frettolosi progetti cartacei; delle migliaia di nuovi agenti di polizia penitenziaria, di cui si è annunciata continuamente la neo assunzione, al di là di poche centinaia di unità, non vi è traccia e, di certo, la risibilità di esse non consentirà di far fronte alle spaventose carenze di organico, alle esigenze di sicurezza per i “vecchi” e nuovi istituti penitenziari che si vorrebbero costruire (?), né colmare i sistematici vuoti dei collocamenti a riposo.

Del disegno di legge sulla detenzione domiciliare non vi è più notizia, arenato in commissione, ricorda le carcasse dei cetacei in decomposizione; del personale tecnico-amministrativo, assolutamente carente (il carcere non funziona  solo con i poliziotti, men che meno caricandoli di compiti non propri - ricordiamo tutti la circolare sulle “unità di ascolto”), non è neppure ipotizzata l’assunzione, non avendo, probabilmente, avuto il DAP la forza politica d'insistere, con convinzione e coraggio, affinché non trovasse applicazione, per le carceri e per l’organizzazione dell’amministrazione penitenziaria, l’irragionevole blocco delle assunzioni; di nuovi concorsi per direttore penitenziario neppure a sognarne: l’ultimo risale a oltre tredici anni or sono e nemmeno è stata data continuità alle legittime aspettative di quanti, funzionari laureati, a seguito della riqualificazione, erano transitati nel ruolo dei direttori penitenziari d'istituto, nel mentre, invece, uno dopo l'altro, continua la lunga teoria di colleghi che vanno a riposo.

I tagli (meglio sarebbe dire le “mutilazioni”), com’è noto, hanno riguardato orizzontalmente tutta l’amministrazione pubblica, comprese le carceri per le quali, al contrario, si proclamava lo stato d'emergenza: Com’è possibile che il Governo non si sia interrogato su come possano gestirsi prigioni traboccanti di detenuti con meno risorse di quelle che sarebbero necessarie in condizioni di normalità, è questa la loro capacità programmatoria e la percezione di sicurezza ?

Mentre il sistema dell’esecuzione penale corre velocemente verso la debacle, il rischio reale che si paventa è che il crollo seppellisca solo gli operatori penitenziari, anch'essi prigionieri del “sistema; in primis i dirigenti penitenziari, sui quali grava, ex lege, la responsabilità globale dell’ordine e della sicurezza degli istituti ed il buon funzionamento degli UEPE. Ai dirigenti penitenziari si chiede sacrificio e responsabilità ben oltre le stesse possibilità umane; nel mentre, però, con l’altra mano, si continuano a negare proprio ad essi i diritti fondamentali e, primo tra tutti il diritto a vedere pienamente attuata la legge Meduri, della quale si applica, arbitrariamente, solo ciò che conviene alla Parte Pubblica, ed in via del tutto autoreferenziale, e comunque solo  sul fronte dei doveri e dei vincoli, attingendo all’occorrenza ed a piene mani dalle norme di polizia, invece che caratterizzare la peculiarità del lavoro penitenziario e dei direttori, e se tanto non basta, vanno ad attingere, illegittimamente, anche dai contratti dell’impiego pubblico privatizzato!

Il vuoto più totale sul fronte dei diritti, a seguito delle azioni legali dei dirigenti penitenziari, sta, inoltre, conducendo all’ulteriore conseguenza di dare vita ad un progressivo aumento del contenzioso giudiziario e innanzi al Capo dello Stato, un contenzioso ormai divenuto abnorme: si ritarda, infatti, infrangendo palesemente la legge, il riconoscimento del trattamento economico spettante, il quale deve essere “non inferiore a quello della dirigenza contrattualizzata”; si ritarda, sbeffeggiando i direttori delle carceri e degli uepe, l’applicazione delle norme di salvaguardia contenute all’art. 28 del D.Lgs. n.63/2006, che  prescrive la ricostruzione dell’intera carriera;  si blocca finanche la contrattazione per tre anni senza che vi sia ancora un primo contratto di categoria (si cristallizza ciò che è inesistente ed immobile !) e – la misura è colma- si negano perfino i diritti sindacali al Si.Di.Pe. che è il sindacato dei direttori che da sempre ha il maggior numero di iscritti !!!

Nel corso dell’incontro del Consiglio Direttivo del SI.DI.PE., dopo la relazione del Segretario Nazionale, il quale ha informato di avere reiterato la richiesta al Dipartimento della Funzione Pubblica per l’urgente emanazione del nuovo D.M. relativo alla rappresentatività delle OO.SS. del Personale Dirigente di Diritto Pubblico dell’Amministrazione Penitenziaria, il Consesso sindacale ha ricordato come il mancato adempimento di quanto sopra abbia prodotto, e stia costantemente producendo, un danno gravissimo a questa organizzazione sindacale di categoria, non consentendo alla stessa di poter agire pienamente i diritti sindacali conseguenti al formale riconoscimento della rappresentatività, ancor più se si consideri che essa è sempre risultata essere, fin dall’emanazione della Legge n. 154/2005, quella col maggior numero d’iscritti di dirigenti penitenziari di diritto pubblico.

Pertanto il Consiglio Direttivo ha stabilito che, ove il Dipartimento della Funzione Pubblica non dia riscontro, o comunque non aderisca alla richiesta, il Si.Di.Pe. adotterà, oltre che le pertinenti iniziative nelle diverse sedi giudiziarie (e non solo civili), anche quelle “libere” e di protesta, deliberando che si potrà arrivare all’ipotesi estrema di proclamazione dello sciopero, ritenendosi fatto biasimevole che non si affermi in capo ai dirigenti penitenziari di diritto pubblico il legittimo riconoscimento di diritti basilari come per qualunque altro lavoratore.

            Non si può non rilevare, infatti, come tale deficit di democrazia e di rispetto delle regole sembri aver trovato piede, al punto di apparire prassi consueta, proprio nei ministeri della Giustizia e della Funzione Pubblica, i quali non assurgerebbero più, in tal modo, a luoghi istituzionali dove l’attuazione delle norme costituzionali, delle leggi ordinarie e delle buone pratiche rappresentino il contesto situazionale naturale nei rapporti con i cittadini, ancor di più se propri dipendenti.

            Il Consiglio Direttivo, infine, ha convenuto sull’esigenza di testimoniare, in ogni sede politica e sindacale, compresa quella riferita ai sindacati della polizia penitenziaria, la propria partecipazione alle proteste e alle iniziative di pubblico dibattito finalizzate a sensibilizzare l’opinione pubblica sulla grave situazione delle carceri, sulla triste situazione dei detenuti e sul mancato riconoscimento dei diritti basilari di tutti gli operatori penitenziari, affinché sia dissolta l’opacità determinata da quanti solo a parole hanno a cuore il tema della sicurezza penitenziaria e del recupero effettivo delle persone detenute.

            Delle iniziative che verranno prese, dovrete informare senza esitazione le redazioni giornalistiche e televisive presenti sul Vostro territorio, nonché le associazioni che si occupano di diritti umani, le forze politiche, il mondo del volontariato, le autorità religiose, ivi compre quelle non cattoliche, le sedi consolari, gli ordini forensi, etc.

            E’ opportuno tenere presente che il futuro del sistema penitenziario, insieme ai nostri diritti di lavoratori, risulterà condizionato dalle azioni collettive ed individuali di tutti noi, al di là di ogni sensibilità politica e di ogni distinguo di sorta.

            Ai colleghi “scettici” diciamo che non c’è la soluzione “b” ed è giunta l’ora di fare scelte univoche ed insieme, per quanto dolorose.

            In relazione alle risposte del Governo, nel caso fossero negative, verrà posto in essere un programma di azioni, in un crescendo di iniziative dure ma, a quel punto, inevitabili.

            Nel mentre, Vi invitiamo a fare proselitismo tra i colleghi che non siano ancora iscritti al SI.DI.PE., affinché lo facciano al più presto, anche al fine di rendere ancora più consistente la capacità rappresentativa di questa sigla.


Il Segretario Nazionale
Dr. Enrico SBRIGLIA

IL PRESIDENTE
CINZIA CALANDRINO

IL CONSIGLIO DIRETTIVO
ROSARIO TORTORELLA, FRANCESCO D’ANSELMO, FRANCESCO DELL’AIRA, ANTONIETTA PEDRINAZZI, SILVIA DELLA BRANCA, MARIANTONIETTA CERBO, ANGELA GIANI’, NICOLA PETRUZZELLI, FRANCESCO CACCIOLA, SALVATORE PIRRUCCIO, GIUSEPPE DONATO


 

 

 

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