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LETTERA 14/12/2010
Lettera trasmessa al Capo del DAP relativa alla NON partecipazione del SI.DI.PE., per protesta, alla celebrazione della legge 395/90.
Al Sig. Presidente

Franco IONTA

Capo del DAP

R O M A

 

Egr. Presidente IONTA,

spiace informarLa che il SI.DI.PE., per dissenso nei confronti delle politiche di governo verso il personale penitenziario e, per quello che ancor più si evidenzia, dei dirigenti penitenziari di diritto pubblico, non parteciperà alla cerimonia in Roma, del 15 dicembre p.v., in occasione del ventennale della riforma dell'amministrazione penitenziaria del 1990, in quanto ritiene la stessa, premesso quanto prima denunciato, corrispondente ad una triste “commemorazione” e non in una condivisa e gioiosa “celebrazione” di quell’amministrazione, con la A maiuscola, che avremmo voluto e che si era tentato di costruire con la legge 395/90.

La Riforma del 1990 è morta, è stata uccisa da quanti, invece di valorizzarla, esaltandone le finalità rivolte ad una “comunità penitenziaria,” strutturata ed ancorata ai valori costituzionali di cui all'art. 27, comma 3° della Carta, l'hanno mortificata giorno dopo giorno, rendendo la realtà attuale dominata da “Principi” e “grands commis”  e dal loro mediocre “burocratismo”, allontanandola dai valori e dagli ideali di rispetto dei diritti dell'uomo, di legalità, di riconoscimento della dignità tanto degli operatori penitenziari quanto delle persone detenute.

La Riforma del 90’, seppure intitolata al Corpo della Polizia Penitenziaria, intendeva realizzare la trasformazione di una amministrazione ferma ad un modello militare di organizzazione (il Corpo Militarizzato degli Agenti di Custodia) ad uno nuovo, di competenze e responsabilità plurali, attraverso una continua osmosi di esperienze e di leale e necessaria collaborazione interprofessionale che vedeva insieme, e non contrapposte, le diverse figure di operatori penitenziari, sia che fossero caratterizzate dai compiti di sicurezza “tradizionale” che da quelli della più complessa e nobile sicurezza “trattamentale”, attraverso l'osservazione delle personalità dei detenuti, il trattamento individualizzato, il dialogo con il mondo “esterno”, l'osmosi continua tra il dentro ed il fuori.

La Riforma fu preceduta da innumerevoli momenti esaltanti di confronto tra gli operatori penitenziari, senza distinzione di ruoli.

Numerosi furono i convegni, i seminari, gli incontri, gli eventi istituzionali favoriti dalla figura lungimirante, protagonista, del Direttore Generale dr. Nicolò AMATO.

Educatori, assistenti sociali, comandanti, direttori penitenziari e di CSSA, ragionieri, coadiutori, medici, etc., furono insieme coinvolti in incontri, in lavori di gruppo, nell'offrire il loro punto di vista, le loro esperienze, le loro storie professionali per la nascita di un modello organizzativo “circolare” rispetto a quello tradizionale e gerarchico, il quale discendeva da un sistema profondamente ancorato ad un superato modello militare di organizzazione.

In quella lunga ed esaltante primavera di riforma, il Direttore Generale Nicolò AMATO, in prima persona, lottò, combatté, impose idee e principi nuovi, coinvolse realmente ogni operatore penitenziario, ottenne risposte importanti, anche sul piano normativo, dalla politica !

Egli, a differenza di quanto avviene oggi, conosceva personalmente tutti i direttori penitenziari, addirittura i trasferimenti dei Capi d'Istituto erano da lui personalmente seguiti e, di regola, erano preceduti da un incontro ed una investitura formale in Roma.

La Polizia Penitenziaria, per tutti quanti noi, doveva essere una polizia “speciale”, diversa dai modelli “tradizionali” delle forze dell'ordine, con particolare capacità di partecipazione alle attività trattamentali, partner fondamentale e necessario nei processi di osservazione.

Le carceri dovevano essere luoghi “aperti”, dignitosi, di eccellenza.

Il Personale tutto doveva essere motivato, orientato, valorizzato.

Non c'era dibattito pubblico e/o televisivo sulla giustizia e sulla pena dove non apparisse il Capo dell'amministrazione penitenziaria il quale, con coraggio e convinzione, anche a dispetto di pressioni politiche, sosteneva le ragioni della Riforma dell'amm.ne, così come quelle dell’ordinamento penitenziario e dei suoi principi, da difendere ed amplificare: insomma lo sguardo era sempre rivolto oltre che all'oggi al futuro.

Ci fu per davvero, nel giro di pochi anni, una profonda modernizzazione dell'amministrazione, ci furono significative immissione di personale penitenziario di tutti i ruoli, ci fu effettivo interesse istituzionale nel rendere civile ed umano il sistema, furono inaugurate nuove strutture carcerarie.

Quegli anni, sul piano dell'economia nazionale ed internazionale, non erano facili, le crisi di governo erano frequenti, c'erano ancora le code violente del terrorismo, le mafie mietevano vittime, c'erano contestazioni ed il quadro socio-politico del Paese non era certamente migliore dell'attuale, ma c'era convinzione e volontà, cuore e testa, determinazione.

I movimenti sindacali, che agevolarono il passaggio della Riforma, esprimevano solidarietà sociale, non volevano le carceri italiane simili a quelle delle dittature: condividevano una sicurezza nella speranza.

Famosa la frase di Nicolò AMATO, privilegiare “la forza della persuasione” alla “persuasione della forza” per governare le carceri.

Oggi, invece, assistiamo all'impoverimento quotidiano degli organici, da oltre 15 anni non si fanno concorsi per direttori, i vincitori e gli idonei dei concorsi per educatori e per altre figure professionali sono costretti a lunghi anni di proteste e mortificazioni, di ricorsi, per essere assunti; a dispetto della dimensione di organizzazione “civile” delle carceri, nelle assunzioni di poliziotti penitenziari si preferiscono ex militari di ferma breve, semmai bravissimi paracadutisti e carristi, forse anche ottimi tiratori scelti e sminatori, piuttosto che ingaggiare del personale fornito di titoli di studio specialistici e coerenti con il lavoro penitenziario, favorendo soprattutto quanti abbiano titoli utili (studi in giurisprudenza, psicologia, sociologia, master in criminologia, conoscenze linguistiche ed interculturali, etc.), anche a fronte della crisi del mercato del lavoro che consentirebbe di “pescare” all'interno di una offerta fortemente scolarizzata e motivata.

Insomma, Sig. Presidente, stiamo andando proprio dall'altra parte, l'idea e i modelli del carcere oggi proposti sono ben diversi da quelli che furono, invece, la premessa di una rivoluzione culturale e sociale che il giorno 15 dicembre si fingerebbe soltanto di celebrare, mentre invece risulta affossata da una mediocrità strategica capace di gioire per le “caciotte” prodotte nelle prigioni, quando solo una marginale percentuale di detenuti lavorano; che invita le direzioni a fare la questua presso le aziende produttrici di giocattoli per donarli ai figli dei detenuti, per nascondere la disumanità dei luoghi; che spende soldi pubblici per gli “inni religiosi” , rivolti ad un solo Credo, dimenticando che il personale di polizia penitenziaria, nel rispetto della Costituzione, ha diritto ad ogni forma di culto e sensibilità religiosa; che preferisce interpretare il Corpo della Polizia Penitenziaria come battaglioni “schierati”, piuttosto che come altissimi specialisti della sorveglianza e dell’osservazione delle personalità criminali, verso i quali si è tenuti, comunque, a proporre processi rieducativi e non meramente ridurli in cattività, all'interno di sgangherati serragli.

Celebrare cosa, Sig. Presidente ? sono mesi che risultano assenti le relazioni sindacali con le organizzazioni sindacali dei direttori penitenziari, avendo ormai il Ministro esaurito, almeno a fronte delle nostre reiterate istanze di attenzione e rispetto verso la categoria, le sue sterili rassicurazioni.

Per queste ragioni, senza neanche soffermarci sull'indegno trattamento riservato a noi direttori penitenziari, privi di contratto da oltre 5 ANNI, NON parteciperemo alla Commemorazione.

Distinti saluti,

14.12.2010

Il Segretario Nazionale

dr. Enrico SBRIGLIA

Il Presidente            

Dr.ssa Cinzia CALANDRINO

Il Segretario Nazionale Vicario                                          Il Segretario Nazionale Aggiunto

Dr. Rosario TORTORELLA                                                           dr. Francesco D’ANSELMO


 

 

 

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